Per gli ignoranti - nel senso più letterale del termine - che siano completamente all'oscuro del sionismo e dell'apartheid praticato da decenni dagli ebrei israeliani in Palestina, può aiutarli a capire l'ottimo articolo di Michele Giorgio (da anni ottimo corrispondente de il manifesto dal Medio Oriente) titolato «Questa terra ce l'ha data Dio, non ce ne andremo mai».
L'articolo descrive, anche grazie ad un'intervista, cosa siano in realtà i coloni ebrei e quale sia il loro fine, in un reportage dall'insediamento di Har Bracha, nel cuore della Cisgiordania occupata, costruita su una collina che domina Nablus. Non lontano sorge la cittadina di Hawara, dove a seguito dell'uccisione di un colono ebreo da parte di palestinesi armati, nel febbraio dello scorso anno centinaia di coloni giunti da ogni parte della Cisgiordania diedero fuoco a decine di case e negozi e a circa 150 automobili palestinesi, uccidendo un residente e ferendone diversi altri.
Il colono Nir Lavi, intervistato da Giorgio, non riconosce l'esistenza della Cisgiordania e, di conseguenza, il diritto dei palestinesi ad abitarla. Per lui e quelli come lui - la maggioranza degli ebrei israeliani che hanno votato il Likud e i partiti degli ultranazionalisti dell'estrema destra - quella terra si chiama con i nomi biblici di Samaria e Giudea:
«Mio padre – ricorda Nir Lavi – ha combattuto per conquistare la Samaria e la Giudea, per riportare sotto il nostro controllo [in realtà rubare, ndr] la terra donata da Dio agli ebrei. Har Bracha è un caposaldo del nostro ritorno».
Quindi, quegli ignoranti che addossano ai palestinesi la volontà di non volere una pace con gli ebrei israeliani e una soluzione che possa porre fine alle violenze iniziate fin dai primi tentativi di colonizzazione ebraica seguiti all'accordo Balfour, sappiano una volta per tutte che i sionisti sono i primi a non volere uno Stato Palestinese con cui vivere a fianco.
Il motivo? Sarebbe in contrasto con la Eretz Israel biblica che va dal fiume (Giordano) al mare (Mediterraneo).
Un concetto che viene supportato anche da evangelisti statunitensi che si danno da fare per promuovere il «ritorno degli ebrei nella Terra Promessa», per favorire così le profezie della Bibbia con il ritorno di Cristo e il trionfo del Regno di Dio... un «disegno divino» di cui i palestinesi non possono e non devono far parte.
A supportare gli evangelisti sionisti in missione per conto di Dio (un po' come i Blues Brothers) è HaYovel, un'organizzazione che invita volontari in Israele ad aiutare "gratuitamente" i coloni ebrei a piantar viti, a potarle e a vendemmiare. Non solo, la missione per favorire il compimento del disegno divino (evidentemente per loro Dio è un segregazionista al pari dei sudisti americani o dei boeri sudafricani) pagano 1.200 dollari per supportare l'economia degli insediamenti ebraici in Cisgiordania.
Per Nir Lavi, gli accordi di Oslo vanno eliminati subito e definitivamente e con essi l'Autorità nazionale palestinese; la Giudea e la Samaria sono parte della «terra del popolo ebraico e su di essa va estesa subito la giurisdizione israeliana, senza badare alle pressioni straniere».
E adesso qualcuno è ancora convinto che i problemi in Medio Oriente siano dovuti ad Hamas e agli estremisti islamici?