Come previsto, Donald Trump al Senato non è stato dichiarato colpevole nel processo per impeachment, dopo che lo era stato alla Camera. 

Mercoledì, l'assemblea a maggioranza repubblicana lo ha prosciolto dalle accuse di abuso di potere (52 no contro 48 sì) e di ostruzione al Congresso (53 no contro 47 sì).

Perché Trump potesse essere estromesso dalla carica di presidente, almeno una delle accuse avrebbe dovuto trovare il consenso dei due terzi dell'Aula, composta da 100 senatori.

Invece, mentre i democratici hanno votato per il sì all'impeachment, i repubblicani hanno negato il loro assenso, anche se non compattamente.

Mitt Romney, senatore repubblicano dello Utah, ha ritenuto Trump colpevole di abuso di potere, per aver trattenuto aiuti militari all'Ucraina per costringerne il presidente ad avviare un'inchiesta giudiziaria contro i Biden (padfre e figlio), in modo da screditare il suo avversario alle prossime presidenziali.

Altre due senatrici repubblicane, Susan Collins del Maine e Lisa Murkowski dell'Alaska avevano espresso molti dubbi sull'operato di Trump ma, alla fine, non si sono unite a Romney nel votare per la condanna del presidente.

Altri senatori repubblicani, invece, avevano criticato il comportamento di Trump, affermando però che il caso non era meritevole di impeachment.


Come giudicare il voto al Senato? Sicuramente scontato, oltre che una palese ipocrisia. Per l'occasione, il Senato Usa si è trasformato in un tribunale con un giudice della Corte Suprema a presiedere le udienze. 

I giurati erano i senatori, divisi tra democratici e repubblcani. Quest'ultimi, però, avevano già deciso - ben prima dell'inizio del processo come dichiarato dal loro capogruppo Mitchell McConnell - che avrebbero votato per l'innocenza di Trump. Ovviamente, in tali condizioni, il processo che si è svolto nei giorni scorsi è classificabile come una pagliacciata. 

Inoltre, per non correr rischi, i repubblicani si sono ben guardati dal richiedere la presenza in aula di testimoni che avrebbero potuto dare il loro contributo per capire meglio i fatti. Per correttezza, non bisogna neppure tralasciare la possibilità che, a parti invertite, i democratici non si sarebbero comportati alla stessa stregua.

I repubblicani, pertanto, ritenendo Trump un candidato credibile per la nomina al secondo mandato, hanno votato per evitare a lui, e di conseguenza anche al partito, un'imbarazzante estromissione dall'incarico, nonostante che la vicenda Ucraina sia ovviamente grave... senza considerare il Russiagate, per nulla chiarito, sia in relazione alla vicenda in sé, sia in relazione all'ostruzione all'inchiesta dell'FBI che ne è seguita.

In quello che è accaduto ieri la convenienza politica ha prevalso sulla decenza, ma quel che è peggio anche sulla democrazia... ammesso che esista o sia mai esistita.