La Procura di Bergamo ha richiesto l’archiviazione delle indagini.

Daniela Roveri, 48 anni, manager di un’azienda chimica, viene uccisa il 20 dicembre del 2016 nell’atrio del suo condominio, nel quartiere Colognola a Bergamo.

Cos’è accaduto quella terribile sera? Secondo la ricostruzione dei fatti Daniela, dopo il lavoro, si reca come sua abitudine, in palestra. Verso le 20.30 fa ritorno a casa, la donna informa la madre, Silvia Arvati, con la quale condivide l’appartamento, del suo imminente arrivo. Roberta entra nell’androne del suo palazzo e mentre attende l’ascensore viene aggredita con una coltellata alla gola che le è fatale.

L’omicida ha il tempo di fuggire inosservato portandosi via la borsa con il telefonino di Daniela. È un vicino di casa a trovare la vittima e a chiamare i carabinieri. Gli inquirenti ipotizzano che ad assalire la donna sia stata una persona che conosceva le sue abitudini e la sua abitazione. I carabinieri iniziano le ricerche del cellulare di Daniela che rimane attivo nelle 36 ore successive la sua morte, tuttavia gli investigatori non riescono a localizzarlo.

Le indagini si spostano sulla vita privata della donna, sulle sue storie sentimentali. Daniela aveva iniziato una relazione con un massaggiatore della palestra che frequentava. Gli inquirenti indagano sull’uomo, il quale però ha un alibi che lo scagiona per l’ora del delitto, è ripreso dalla telecamera del suo condominio mentre rientra a casa alle 20.30. L’attenzione degli investigatori si concentra sul posto di lavoro, in azienda Daniela aveva avuto un litigio con una donna che si era rifiutata di assumere.

L’esame autoptico effettuato sul cadavere rivela delle tracce di DNA su una guancia e un dito della vittima. Inizia la comparazione di quel codice genetico con amici, colleghi, vicini di casa. Anche questa pista però si rivela inconsistente esattamente come tutte le altre. La Procura di Bergamo ha chiesto l’archiviazione del caso perché non ci sono ulteriori elementi su cui indagare.