Mercoledì, Joe Biden, candidato democratico alle presidenziali di novembre, in uno dei suoi appuntamenti elettorali ha etichettato Donald Trump come il primo razzista diventato presidente degli Stati Uniti.
Secondo Biden, è "assolutamente disgustoso" il modo in cui Trump "tratta le persone secondo il colore della loro pelle, la loro origine e in base alla loro provenienza", aggiungendo che nessun presidente eletto finora aveva mai fatto questo: "Mai, mai mai. Nessun presidente repubblicano lo ha mai fatto. Nessun presidente democratico. Abbiamo avuto razzisti, ci sono stati e hanno anche cercato di farsi eleggere alla carica di presidente. Trump è il primo che ci sia mai riuscito".
E tanto per dar consistenza alle accuse di Biden - storicamente comunque discutibili, considerando che alcuni presidenti americani "possedevano" schiavi - Trump ha annunciato di aver dato seguito alla minaccia di alcuni giorni fa, inviando agenti federali in alcune delle principali città amministrate dai democratici per contrastare quelli che lui chiama atti criminali, ma che di criminale non hanno nulla, trattandosi in realtà di proteste legate al movimento Black Lives Matter.
Utilizzando lo slogan "Law & Order", Trump aveva già inviato forze federali a Portland, in Oregon, in soccorso della polizia locale per arginare le manifestazioni seguite alla morte di George Floyd, registratesi in città anche negli ultimi giorni. Con che risultato? Che gli agenti federali hanno fatto ricorso a pallottole di gomma, lacrimogeni e arresti arbitrari prendendo di mira i leader della protesta. Non proprio un uso legittimo della forza in un Paese che pretende di definirsi democratico.
Ma, in vertiginoso calo di consensi, messo all'angolo dal coronavirus e più inebetito del consueto, Trump adesso cerca di recuperare terreno nei sondaggi, che lo danno dietro Biden anche di 15 punti, cercando di motivare lo zoccolo duro del proprio elettorato ricorrendo ad un classico dei regimi reazionari (e totalitari): l'uso della forza.
Per questo, ciò che ha "testato" a Portland, lo vuole riproporre a Chicago, Kansas City, Albuquerque... inviando uomini dell'FBI, del Marshals Service e di altre agenzie federali.
"Un palese abuso di potere" e "un attacco alla nostra democrazia", così il governatore dell'Oregon Kate Brown e il sindaco di Portland Ted Wheeler hanno commentato l'operato degli agenti federali a Portland. Ed i loro colleghi, nelle prossime ore, si apprestano a fare altrettanto anche in altre città americane a guida democratica.
Martedì il sindaco di Chicago, Lori Lightfoot, meno dura con Trump, aveva pur sempre dichiarato: "Siamo favorevoli ad una reale collaborazione, ma non alla dittatura".