Gli ultimi sondaggi, probabilmente anche quelli commissionati internamente, non stanno andando molto bene per il Partito Democratico che, per tale motivo, non riesce a nascondere il proprio nervosismo e lo fa con le accuse che adesso hanno per oggetto non solo il Movimento 5 Stelle, ma anche la nuova lista della sinistra radicale Liberi e Uguali.

Evidentemente, il partito che ha scelto come punto di riferimento per l'elettorato il presidente del Senato Grasso non è così marginale come invece viene descritto da Renzi e dai suoi fedelissimi.

Dopo Di Maio, Berlusconi e Renzi, Fabio Fazio ha chiamato alla trasmissione Che tempo che fa Pietro Grasso che, tra le altre cose, ha avuto l'ardire di presentare il simbolo di Liberi e Uguali, una notizia, visto che la formazione è partita adesso e che ancora nessuno lo conosceva, giudicata però una ulteriore provocazione dai renziani che l'hanno definita violazione del pluralismo.

Così, sul proprio profilo facebook, scompostamente, il rappresentante Pd in commissione di vigilanza Rai Michele Anzaldi ha parlato di scorrettezza da parte di Fazio perché ha chiamato in trasmissione "l'ennesimo ospite contro Renzi", dopo Di Maio e Berlusconi! L'umana pietà dovrebbe consigliare, a questo punto, di non insistere nel voler sottolineare certe argomentazioni, ma la cronaca deve comunque avere la priorità. Così è doveroso ricordare che Anzaldi ha cominciato anche a citare percentuali di share e milioni di telespettatori per dimostrare che Renzi è stato visto da ben (!) mezzo milione di persone in più rispetto a Grasso, nonostante costui avesse pure il "traino degli U2."


Ma il virus di infantilismo che ha colpito il Pd si deve essere esteso a molti dei membri del partito. Ed ecco allora il costituzionalista Stefano Ceccanti che su Democratica si è messo a disquisire sulla "performance televisiva del Presidente Grasso", partendo dal simbolo da lui presentato.

Sul simbolo il nome partito non c’è, non metterlo significa essere un partito vergognandosi in sostanza di esserlo. La parola sinistra non compare nel simbolo, dove invece sono scritte le parole libertà e uguaglianza che però, di solito, in tutta Europa - secondo Ceccanti - "rappresentano il centrosinistra riformista, la sinistra liberale e non la sinistra sinistra che è ugualitaria, ma non liberale né in economia né sui diritti".

Dopo aver "sistemato" Liberi e Uguali, Ceccanti passa alla pratica Grasso criticandolo perché il suo nome andrà sul simbolo ed informandolo che "governare relativamente bene degli uffici giudiziari non significa in alcun modo garanzia di saper governare una formazione politica, che è cosa del tutto diversa."

Dopo avergli predetto che non sarà mai in grado di fare il premier, Ceccanti ricorda a Grasso che dovrà chiarire quali sono le sue "impostazioni programmatiche", a partire dall'Europa e dall'euro, oltre a ricordargli che "tutti i partiti appena nati godono di una sovracopertura mediatica e quindi di una sovrarappresentazione nei sondaggi. Fini docet."

E tutto questo scomodarsi per una semplice intervista televisiva, dimostrando la "natura aziendale" di come Renzi e i suoi intendano la politica. Per loro la vittoria non si ottiene facendo esprimere gli elettori su valori, idee e programmi, ma solo sconfiggendo i concorrenti... lo stesso identico punto di vista di Berlusconi!

Ma il Pd di Renzi, come tutti sanno, è un partito di sinistra!