È previsto per questo venerdì 27 novembre, nell'aula della Camera il voto di fiducia chiesto dal Governo "sull'approvazione senza emendamenti e articoli aggiuntivi dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata."

In sostanza, la fiducia chiesta dal Governo è sulla conversione in legge del cosiddetto decreto Sicurezza, imposto da Salvini alla maggioranza che supporta l'attuale esecutivo.

Al di là delle considerazioni di merito su tale provvedimento, che di tutto si occupa fuorché di garantire la sicurezza, è interessante porre l'attenzione sulle questioni politiche che lo accompagnano.

Per quanto riguarda i 5 Stelle, il voto di fiducia odierno è l'ennesima dimostrazione che l'intransigenza del MoVimento sui suoi principi cardine è venuta, nuovamente, meno. Nella scorsa legislatura i parlamentari grillini sbeffeggiavano i colleghi dell'allora maggioranza accusandoli di non rispettare la dignità del Parlamento, sia con il voto di fiducia, sia  con la cieca obbedienza ai diktat sul voto in Aula imposti dai rispettivi capigruppo.

Oggi il gruppo 5 Stelle vota la fiducia al Governo e ha imposto a 19 dei suoi deputati di non venire meno al patto di Governo, votando sì al decreto Sicurezza di Salvini. 19 deputati 5 stelle, nei giorni scorsi, avevano inviato una mail ai vertici del movimento in cui esprimevano alcune problematiche di merito in relazione al testo presentato in Commissione, perché una parte dei contenuti non riguarda il contratto di Governo ed è in palese contraddizione con il programma elettorale dei 5 Stelle. Bazzecole per il capo politico Di Maio che ha accettato che sul testo venisse posta la fiducia.

L'aspetto politico relativo alla Lega riguarda invece la propaganda di Salvini. Il ministro ha alungo promosso se stesso, e di rimando la Lega, presso gli elettori italiani facendo creder loro che gli "immigrati" stavano mettendo a ferro e fuoco il Paese. Ogni giorno, immancabilmente, i profili social di Salvini proponevano un "immigrato" (questo il termine usato) che aveva commesso un crimine, o qualcosa di assimilabile ad un crimine, alla berlina dei suoi "amici" (veri o presunti che siano) che, a loro volta, davano il meglio di sé inveendo contro il criminale di turno.

Dopo il decreto Sicurezza, magicamente, l'Italia narrata da Salvini non mostra più fatti di cronaca in cui i migranti ne siano protagonisti in negativo. Adesso, la cronaca nera in Italia, almeno secondo Salvini, non è più un problema... nessun reato è più elencato sulla sua pagina Facebook. È bastato che pubblicasse il decreto Sicurezza per far sì che a delinquere in Italia, da adesso, siano solo criminali docg! 

In quel caso, inutile illustrarne i crimini... in fondo sono italiani... sono dei nostri ed in tal caso possiamo essere sicuri!