Un paio di giorni fa avevo descritto il resoconto su giornali e tv di quanto accaduto al Senato sul voto di fiducia al dl Aiuti paragonandolo alla furia raccontata da Fritz Lang nell'omonimo film.

Adesso, per descrivere il persistente tentativo di screditare Giuseppe Conte ed il Movimento 5 Stelle da parte dei media - inutile parlare delle altre forze politiche che in ogni caso per ragioni di sopravvivenza devono screditare i loro avversari - viene in mente un altro film, stavolta di Frank Capra, Mr. Smith va a Washington, che ha per principale protagonista James Stewart, anche in quel caso messo in croce dai media in base ad accuse false e non provate.

Ieri sera, Giuseppe Conte ha pubblicato un video in cui ha riassunto quanto accaduto al Senato, i motivi della scelta del Movimento di astenersi dal voto e ciò che i suoi gruppi faranno mercoledì in caso si dovesse votare la fiducia al governo Draghi.

Queste le parole di Conte...

"Noi il ricatto lo abbiamo subito, sicuramente non lo abbiamo fatto. ... Non è arrivata alcuna risposta concreta alle richieste del Movimento. C'è stata qualche generica apertura ma nessuna indicazione concreta"."Il nostro no in Senato non era alla fiducia. Quando al Senato abbiamo partecipato al voto, abbiamo cercato di circoscrivere al minimo il significato politico. ... Non era una votazione contraria e quindi neppure un'astensione. Ritenevamo giusto, alla luce della forzatura che è stata operata nei nostri confronti e principi, che non fosse attribuita a questa non partecipazione al voto il significato di un voto contrario alla fiducia. Quella nostra mancata partecipazione è stata intesa come elemento di rottura del patto di fiducia. Ne prendiamo atto".

Draghi, premier tecnico, nonostante abbia ricevuto per il dl Aiuti un voto favorevole che altri governi hanno raramente avuto in passato, un voto che dimostra che esistono i numeri per governare anche senza i 5 Stelle, fa una scelta politica decidendo che senza l'appoggio dei 5 Stelle, che oltretutto in questo caso era limitato solo ad una piccola parte del provvedimento, lui non può continuare a guidare il governo. 

In base alla logica di Draghi, i 5 Stelle devono votare ciò che lui decide ed obbedire ciecamente ai suoi diktat, altrimenti lui si dimette... nonostante gli altri partiti gli garantiscano i voti per governare. Né più né meno, questo è quello a cui stiamo assistendo. 

E come ha ricordato Conte, la non partecipazione al voto di fiducia al Senato è arrivata dopo che il Movimento ha votato di tutto e di più per soddisfare le interessate follie degli altri partiti (vedi la riforma del processo penale). Adesso, per aver marcato il punto su elementi di un decreto che con il decreto non avevano nulla a che vedere, Draghi si dimette... e per i media la colpa è di Conte!

"Questo esecutivo - ha ricordato il presidente del Movimento 5 Stelle - è nato con un voto online della comunità 5 Stelle che ha condizionato il nostro sostegno alla realizzazione della transizione ecologica. Nessuno può chiedere i nostri voti per nuove trivellazioni nell'alto Adriatico, nel caso si voglia tornare a costruire nuove centrali a carbone o nuovi impianti di termovalorizzazione... confidavamo che Draghi optasse per un percorso diverso che non interpretasse il nostro come un voto contro la fiducia, ma lui l'ha intesa come una rottura del patto di fiducia che è alla base della maggioranza: ne prendiamo atto. Come facciamo noi, Draghi si assume la responsabilità della sua decisione".

Che cosà farà il Movimento mercoledì? Lo deciderà al momento in base a ciò che dirà e deciderà Draghi.

L'Italia, a quanto pare, deve essere sempre un Paese in emergenza, che dipende di volta in volta dal salvatore di turno, Messia irrinunciabile per le sue sorti. Ieri era Monti, oggi Draghi... gente che mette in atto ciò che "a loro" sembra più conveniente e che, guarda caso, è sempre applaudito dal mondo della finanza e delle imprese, delle grandi imprese, che fanno anche gli editori dei giornali che immancabilmente santificano quei governi.

Oggi, i 5 Stelle di Conte, per i media, incarnano la figura dei colpevoli e soprattutto chi li guida è il vero carnefice dell'Italia e dello stesso  Movimento, cerbero senza cuore da cui decine e decine di parlamentari vorrebbero fuggire... 

E se così sarà, vuol dire che sono gli ultimi scaldasedie senz'arte né parte, specchio di quel Di Maio che, mentendo a chi lo ha eletto, ha sempre usato la politica per farsi un mestiere e non come servizio, in base a quanto sosteneva, evidentemente mentendo. Ed è inutile aggiungere che quel Di Maio, spesso giustamente sbeffeggiato e screditato per quanto diceva e faceva, adesso, dai detrattori di una volta viene spacciato come uno statista illuminato.