Ross Perot era un venditore di IBM. Prima di metter su dal niente la sua azienda - la EDS, che sarebbe diventata una multinazionale capace di fatturare miliardi - Perot aveva proposto la sua idea alla società per cui lavorava. Niente da fare. IBM faceva affari con l'hardware, software e servizi erano considerati poco remunerativi.

Oggi, non è più così. Dopo aver progressivamente venduto le sue attività dedicate all'hardware per il settore consumer, IBM sta sempre di più puntando sullo sviluppo di software e servizi da offrire a grandi aziende ed istituzioni, per rilanciare il proprio business ed il proprio fatturato.

In quest'ottica va vista l'acquisizione di Red Hat per ben 34 miliardi di dollari, passività incluse, facendo registrare la più grande acquisizione di sempre da parte di IBM, voluta dal suo attuale amministratore delegato, Ginni Rometty.

IBM, che ha una capitalizzazione di mercato di 114 miliardi di dollari, pagherà le azioni di Red Hat 190 dollari in contanti, senza alcuno scambio azionario, per un controvalore del 63% in più rispetto al prezzo di chiusura dello scorso weekend.

Red Hat - che è stata fondata nel 1993 e ha sede a Raleigh nel Nord Carolina - offre ai propri clienti una compilazione del sistema operativo open source Linux, insieme a soluzioni personalizzate, consulenza ed assistenza alla clientela business. Ma la parte interessante del business riguarda anche il cloud computing.

Con questa acquisizione, IBM spera di poter raggiungere, in quel settore, le attuali quote di mercato di Amazon, Alphabet e Microsoft.

Le azioni IBM hanno perso quasi un terzo del loro valore negli ultimi cinque anni, mentre, nello stesso periodo, le azioni di Red Hat sono aumentate del 170%.

L'attuale acquisizione arriva dopo la pluriennale partnership esistente tra IBM e Red Hat e, in base alle prime dichiarazioni, sarebbe ben vista dai mercati.