È il Parlamento britannico, ma sembra quello italiano: parlamentari che gridano al premier di dimettersi, membri del governo che gridano di rimando per dire che non ne sussistono le condizioni, il presidente dell'Aula che grida perché tutti la smettano di gridare... 

E poi in Italia dovremmo prendere lezioni dagli altri Paesi, quando sono gli altri Paesi che prendono lezioni da noi!

Dopo l'annuncio dell'avvio di un'indagine di polizia sugli innumerevoli party durante i periodi di lockdown che si sono svolti a Downing Street e a cui (almeno in parte) avrebbe partecipato anche lo stesso premier Boris Johnson, la seduta odierna alla Camera dei Comuni è stata caratterizzata dalla richiesta di dimissioni avanzata, principalmente, dai laburisti nei confronti del premier.

Keir Starmer, leader del Labour,  ha invitato Johnson a dimettersi perché la sua permanenza alla guida del governo è un danno all'immagine della Gran Bretagna, esortandolo a rendere pubblico il rapporto redatto da Sue Gray su quanto accaduto (in relazione alle varie feste e festicciole) a Downing Street nel periodo in cui il resto del Paese era soggetto alle restrizioni per la pandemia.

Per Johnson, almeno finora, il rapporto è stato una specie di scudo. Alle critiche e alle richieste di dimissioni, infatti, ha sempre risposto invitando gli oppositori a leggere prima il contenuto di tale rapporto che forse potrebbe già esser reso pubblico nelle prossime ore... 

I guai per Johnson, però, potrebbero arrivare anche dal suo gruppo parlamentare. Infatti, oltre ad alcuni parlamentari conservatori che ne hanno già chiesto le dimissioni, se ne potrebbero aggiungere molti altri che prima di sfiduciarlo hanno dichiarato di voler leggere il rapporto Gray.


Crediti immagine: Camera dei Comuni