Mentre l'amministrazione Biden, a causa delle presidenziali e dei comizi che il presidente è costretto a fare sempre più spesso in giro per gli Stati Uniti, annuncia un incremento degli aiuti umanitari a Gaza, cessate il fuoco ormai imminenti e tregue durature per mitigare le sempre più frequenti contestazioni a seguito della sua complicità con il genocidio messo in atto da Israele nella Striscia, il criminale Benjamin Netanyahu, artefice non unico del massacro di decine di migliaia di palestinesi (bambini compresi), continua a smentire l'alleato con parole e atti che fanno intendere che il conflitto a Gaza durerà ancora a lungo e che di aiuti umanitari nella Striscia ne entrano sempre meno.

Pertanto, oltre che a causa dei bombardamenti, i gazawi inizieranno a crepare per la fame e per la sete. Ed i primi saranno i bambini, perché più fragili!

Il portavoce dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), Jens Laerke, ha affermato che è diventato quasi impossibile effettuare operazioni per evacuare i malati e i feriti e fornire aiuti nel nord di Gaza (dove vi sono ancora mezzo milione di persone), e che anche nel Sud è sempre più difficile farlo.

Nelle ultime settimane, l'esercito israeliano ha impedito che tutti i convogli di aiuti previsti potessero arrivare a nord. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, gli ultimi aiuti che sono riusciti a passare il blocco risalgono al 23 gennaio.

Laerke ha poi riferito quanto accaduto domenica scorsa,quando le forze di occupazione hanno impedito per una settimana ad un convoglio organizzato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e dalla Mezzaluna Rossa Palestinese di  evacuare i pazienti dall'ospedale Al-Amal, nella città di Khan Yunis, arrestando anche diversi paramedici.

Laerke, a Ginevra, ha detto ai giornalisti: "Nonostante il preventivo coordinamento di tutto il personale e dei veicoli con la controparte israeliana, le forze di Tel Aviv hanno fermato il convoglio guidato dall'Organizzazione mondiale della sanità nel momento in cui ha lasciato l'ospedale e gli hanno impedito di muoversi per diverse ore".Ha aggiunto: "L'esercito israeliano ha costretto i pazienti e gli impiegati a scendere dalle ambulanze e ha spogliato tutti i paramedici dei loro vestiti".

Ha detto che il convoglio trasportava 24 pazienti e ha dovuto lasciare altri 31 pazienti all'ospedale Al-Amal, che ha smesso di funzionare dopo essere stato sottoposto a quaranta attacchi, solo il mese scorso, che hanno provocato la morte di almeno 25 persone.

"Tre paramedici della Mezzaluna Rossa Palestinese sono stati successivamente arrestati, anche se i loro dati personali erano stati precedentemente condivisi con le forze israeliane", ha detto Laerke, aggiungendo che finora solo uno di loro è stato rilasciato. "Questo non è un incidente isolato. ... I convogli umanitari sono stati presi di mira e gli è stato sistematicamente impedito di raggiungere i bisognosi"."L'incapacità di fornire strutture adeguate per la consegna degli aiuti in tutta Gaza significa che gli operatori umanitari sono esposti in modo inaccettabile ed inevitabile al rischio di arresto, lesioni o peggio".

La Mezzaluna Rossa Palestinese ha dichiarato di aver sospeso le sue operazioni a Gaza per 48 ore perché Israele non è riuscita a garantire la sicurezza delle sue squadre mediche di emergenza. Laerke ha affermato che le Nazioni Unite continueranno a ricordare alle forze di occupazione israeliane che sono obbligate a facilitare almeno il passaggio sicuro, agevole e rapido delle missioni di aiuto, quando ne vengono informate.

L'aggressione israeliana in corso contro la Striscia di Gaza dal 7 ottobre ha portato all'uccisione di circa 30.000 cittadini di Gaza, la maggior parte dei quali sono donne e bambini.

E questa è la denuncia odierna di Save the Children:

Prima che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite convochi oggi una sessione sull'insicurezza alimentare a Gaza, Save the Children ha ribadito l'appello per un cessate il fuoco immediato e definitivo e per  ampliare l'accesso sicuro e senza restrizioni degli aiuti, perché la vita di altri 1,1 milioni di bambini è appesa a un filo. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, in quasi cinque mesi di guerra sono già stati uccisi più di 12.500 bambini. Da quando la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ha ordinato a Israele, circa cinque settimane fa, di "adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura di servizi di base e di aiuti umanitari urgentemente necessari" come parte delle misure provvisorie per proteggere i palestinesi di Gaza dal rischio di genocidio, il numero di camion di aiuti che entrano nella Striscia è diminuito di oltre un terzo, secondo i dati delle Nazioni Unite.  Le frequenti chiusure delle frontiere, i continui attacchi aerei israeliani, i combattimenti incessanti, l'insicurezza e i manifestanti che bloccano i camion degli aiuti che cercano di entrare a Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom, stanno ostacolando l'arrivo degli aiuti, compresa la consegna di cibo. In alcuni casi, i camion con i rifornimenti alimentari attendono al confine così a lungo che le verdure sono marce una volta arrivate a Gaza.Almeno due operatori umanitari sono stati uccisi solo nell'ultima settimana, portando il numero totale di operatori umanitari morti sotto i bombardamenti israeliani a più di 172, secondo i dati delle Nazioni Unite e dell'Associazione delle agenzie internazionali per lo sviluppo.   Nel frattempo, i bisogni sono in aumento: un bambino su sei nel nord di Gaza è gravemente malnutrito e le Nazioni Unite hanno riferito che alcune scorte di cibo potrebbero esaurirsi nei prossimi due giorni. Nell'ultima settimana è stato riportato che alcune famiglie sopravvissute ai bombardamenti israeliani nel nord di Gaza hanno dichiarato di non essere riuscite a trovare nulla da mangiare e di essere fuggite a Rafah, nel sud di Gaza. Ciò avviene mentre i funzionari israeliani dichiarano che è imminente un'incursione militare estesa a Rafah, dove si rifugiano più di 1,3 milioni di palestinesi.  La negazione dell'assistenza umanitaria è una grave violazione contro i bambini, secondo la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite del 1999 sui bambini nei conflitti armati. Equivale, inoltre, a una punizione collettiva ed è illegale secondo il diritto internazionale umanitario. L'uso della fame come arma di guerra è severamente vietato e codificato come crimine di guerra dal diritto internazionale."Quello a cui stiamo assistendo a Gaza è una lenta uccisione di massa di bambini, perché non c'è più cibo e, a loro, non arriva nulla. Stanno morendo perché il mondo non è riuscito a proteggerli e ora le famiglie stanno fuggendo verso il prossimo obiettivo militare di Israele per evitare di morire di fame, in una trappola mortale", ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati. "Nella sua ordinanza sulle misure provvisorie, la Corte Internazionale di Giustizia ha stabilito che alcune delle azioni di Israele costituiscono una "plausibile rivendicazione di atti di genocidio”. “La comunità internazionale continua a essere vincolata dagli obblighi previsti dal diritto internazionale umanitario e dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia, per garantire la protezione dei palestinesi. Ogni volta che impariamo lezioni dal passato, ci impegniamo nel non voler ripetere gli stessi crimini atroci. La prova è ora proprio davanti a noi. I bambini muoiono di fame mentre ai camion di cibo viene negato l'accesso e i continui combattimenti impediscono la consegna dei pochi aiuti che arrivano a Gaza. La comunità internazionale sta fallendo. Se non si interviene per far rispettare le responsabilità derivanti dalle Convenzioni di Ginevra e per prevenire i più gravi crimini di rilevanza internazionale - tra cui l'uso della fame come arma di guerra - la storia giudicherà, dovrà giudicare, tutti noi". Save the Children chiede un cessate il fuoco immediato e definitivo per salvare e proteggere le vite dei bambini di Gaza, e che le parti in conflitto rispettino il Diritto Internazionale Umanitario, sostengano la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) e si astengano da azioni che minano le misure provvisorie indicate dalla ICJ. L'Organizzazione chiede un accesso sicuro e senza ostacoli degli aiuti umanitari, affinché vi sia un massiccio aumento delle forniture di beni e del personale necessario per consegnarli, in particolare nel nord di Gaza. L'accesso libero implica che un numero sufficiente di beni, compresi quelli commerciali, gli aiuti, il personale umanitario e il carburante, possa raggiungere in sicurezza i bambini e le famiglie di Gaza, così come che tutti i valichi di accesso vengano aperti. Save the Children chiede, inoltre, a tutti i Governi donatori e al resto della comunità internazionale di riprendere e incrementare al più presto i finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione (UNRWA).     



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