23.500 dipendenti ed un patrimonio di circa 5 miliardi di euro. Questi i numeri del gruppo cinese Jingye che si occupa di turismo, hotel, immobili e, soprattutto, di siderurgia e nel 2019 occupa il 217° posto tra le prime 500 imprese in Cina.
Perché parlare di Jingye? Perché in queste ore ha firmato un protocollo d'intesa per l'acquisto di British Steel, acciaieria britannica che a maggio era stata messa in liquidazione e che a Scunthorpe e Teesside, dove risiedono i suoi impianti, rischiava di lasciare a casa 4mila dipendenti, oltre ai 20mila dell'indotto e ai circa mille presenti in Francia e nei Paesi Bassi.
Il governo britannico ha accolto la notizia con un sospiro di sollievo, perché la produzione di acciaio della British Steel è pari ad un terzo della produzione del Regno Unito ed è considerata una risorsa significativa per quel Paese.
I piani del gruppo cinese prevedono un aumento della produzione attuale di acciaio dai 2,5 milioni di tonnellate (all'anno) a oltre 3 milioni.
L'attuale "specializzazione" di British Steel è quella relativa alla produzione di binari ferroviari e al filo di acciaio di alta qualità, utilizzato nelle gomme delle auto e in moltissime altre applicazioni a livello industriale.
Come dimostra questa notizia, non solo l'acciaio italiano è in difficoltà, non solo l'Italia ritiene essenziale la produzione di acciaio come risorsa produttiva per l'economia di una una nazione, ma che Taranto ha perso un possibile acquirente nel caso ArcelorMittal dovesse realmente recedere dal contratto di acquisto come ha minacciato di fare.
Le "dimensioni" del gruppo Jingye non sono quelle di ArcelorMittal, ma va considerato che l'azienda cinese che ha contribuito alla realizzazione dell'aeroporto internazionale di Pechino, Daxing, e della rete di trasporti sotterranea di Shijiazhuang è un'azienda che sta scalando rapidamente il mercato della produzione di acciaio, tanto da essere considerata, nei prossimi anni, uno dei sicuri prossimi "player" del settore a livello mondiale.
Naturalmente, l'acquisto sarà supportato dal governo britannico sotto forma di agevolazioni finanziarie e garanzie.
A proposito... dato che in Gran Bretagna i parlamentari vengono eletti in collegi uninominali, la proprietà cinese, tramite il presidente Li Ganpo, ha incontrato i deputati Nic Dakin e Andrew Percy, rappresentanti dei collegi di riferimento dei siti produttivi britannici. C'è da giurare che quelli abbiano fatto gli interessi dei residenti del proprio collegio e non certo quelli del partito da loro rappresentato, in funzione del fatto che supportasse o meno la maggioranza di governo.
In Italia, i parlamentari locali avrebbero invece più o meno storto il naso in relazione al fatto se fossero appartenuti alla maggioranza o all'opposizione. Questo per iniziare a capire, per i più distratti, quanto sia importante che un parlamentare, anche in Italia, venga eletto in collegi uninominali di cui è il solo rappresentante in Parlamento.