«Il mio posto è a prua di questa mia imbarcazione chiamata vita. Mi obbliga a tenere il viso controvento, ad accogliere il sole sulla fronte, ad allontanare le lacrime versate su ricordi ormai polverosi e su sentimenti infranti e delusi». E’ questo il respiro profondo e coraggioso dell’autrice Giuseppina Cuddé, che torna nelle librerie con la sua nuova opera “Alito di brezza”, pubblicata nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. Dopo “Al di là dell’orizzonte”, continua così, con maggiore coscienza e consapevolezza, catturando il più possibile emozioni intense, il viaggio interiore della poetessa nata a Ginevra e vissuta tra Svizzera, Francia, Italia. «Ogni mia nuova silloge rappresenta un’evoluzione della mia esperienza di vita. È una perenne crescita del mio io, dei miei sentimenti, delle mie emozioni, del mio personale modo di rapportarmi con il mondo circostante. Io, donna, nel mondo e con il mondo». E tutto ciò diventa fonte di ispirazione. La natura come grande maestra di vita, l’amore come forza universale dell’esistenza; la malinconia; la tristezza a cui si contrappone la bellezza; il legame profondo con la quotidianità; gli eventi storico-sociali contemporanei.
L’autrice, docente di Lingua Francese in un Istituto Alberghiero di Mineo, in provincia di Catania, predilige il verso libero. «Quel verso - spiega - dei poètes maudits francesi a cui tanto mi ispiro. Quel ritmo ricreato al di là della tradizione e in netta simbiosi con la libertà della parola, una delle arti più sublimi che riesce a squarciare il velo della solitudine per aprire spiragli di luce». La poesia è una forma autentica di libertà della parola, che con grazia e fermezza sa parlare nel buio, nell’ombra. «E’ un mezzo di espressione per catturare l’essenza di un’emozione o di un’esperienza e condividerla con gli altri in modo profondo e subliminale. La poesia ha il potere di evocare immagini vivide, attraverso un linguaggio che permette di giocare con i suoni, con le immagini, con le metafore, creando armonia tra le parole».
L’alito di brezza rappresenta la rinascita di Giuseppina Cuddé, il risveglio dal sonno e dalla stanchezza di un tempo passato. Quel respiro che consente di assaporare la vita con fiducia e determinazione, facendo delle difficoltà una condizione necessaria per rafforzare sé stessi e diventare migliori. La scrittura diventa, così, catartica per liberare le proprie emozioni, entrare in contatto con il proprio io più autentico e per connettersi con gli altri attraverso un’esperienza condivisa di stati d’animo e riflessioni.
«È la stessa autrice - scrive, nella Prefazione, Francesco Gazzé, autore e compositore, fratello del noto cantante Max Gazzé - ad indicarci la scelta di adoperare nel pieno della sua maturità artistica un linguaggio fluido, scorrevole, dettato a tratti dal semplice istinto di mettere a nudo la propria anima inquieta che conosce forte l’amore e genera ali, come fanno i bambini quando un sentimento li turba o li elettrizza e vogliono dirlo a tutti».
E’ proprio questo che l’autrice vuole trasmettere al lettore. «La ricerca del senso del proprio viaggio-vita, la capacità e il dovere etico di scoprire sé stessi, di esplorare la profondità della propria anima, di trovare quel trait d’union che consente di connettersi con il mondo e trovare in esso la propria collocazione, di abbracciare - in ultimo - successi e fallimenti per capirsi sempre di più».