In un periodo in cui le problematiche legate a migranti e integrazione sono riassunte nello slogan "è finita la pacchia", assume quasi un carattere rivoluzionario l'iniziativa presentata venerdì 8 giugno, presso il Teatro Arena del Sole di Bologna, Atlas of Transitions. Right to the City – Diritto alla città, che prenderà avvio dal 15 giugno al 24 giugno a Bologna.

Atlas of Transitions. New Geographies for a Cross-cultural Europe (2017-2020) è uno dei 15 progetti internazionali vincitori del bando “Creative Europe” 2017 nella categoria dei progetti di cooperazione di larga scala. Il progetto europeo si sviluppa nell’arco del triennio 2017-2020 e coinvolge Teatri Nazionali, ONG, realtà produttive e Università di 7 paesi europei – Italia, Albania, Belgio, Polonia, Francia, Grecia, Svezia.

A Bologna Atlas of Transitions Biennale, caratterizzerà il prossimo biennio con un programma di eventi, di cui Right to the City | Diritto alla città farà da introduzione.

Il progetto è realizzato a cura di Piersandra Di Matteo, promosso da Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Cantieri Meticci e il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna e all’interno delle iniziative di Bologna Estate 2018, per contribuire a realizzare esperienze comuni tra residenti italiani e stranieri, migranti, richiedenti asilo, rifugiati politici con un programma di appuntamenti in cui si sperimentano l’incontro, la relazione, le forme della partecipazione in uno scenario inclusivo, collettivo e festoso tramite performance, opere multimediali, installazioni, teatro documentario, concerti, film, spettacoli...

Queste le dichiarazioni rilasciate alla presentazione.

Giuliano Barbolini, presidente di Emilia Romagna Teatro Fondazione: «... Profonda soddisfazione e orgoglio che ERT sia capofila del progetto europeo Atlas of Transitions, con dieci partner appartenenti a sette paesi – Italia, Albania, Belgio, Polonia, Francia, Grecia e Svezia – per progettare nuovi modi di interazione e reciprocità tra cittadini europei, residenti stranieri e nuovi arrivati. Inoltre il progetto e la sua prima tappa bolognese di dieci giorni è per noi un’ulteriore occasione di uscire dal nostro Teatro ed essere presenti in tanti spazi della città: opportunità quindi di incontro, relazione e partecipazione, che ci auguriamo si realizzi in uno scenario inclusivo e festoso, così come già lo sono stati i mesi di preparazione».

Matteo Lepore, assessore alla Cultura e promozione della città del Comune di Bologna: «È un segno di grande ambizione vedere che tantissimi soggetti abbiano accettato la sfida di portare avanti il progetto Atlas of Transitions – Right to the City. Una sfida che ha come obiettivo accogliere chi si trova nella nostra città. Bologna ogni dieci anni cambia un quarto della popolazione ed è riuscita a fare dei migranti i propri cittadini, integrandoli, attraverso il lavoro, la cultura, il dare cittadinanza. Per questo credo che la cultura possa essere la speranza di Bologna, in quanto veicolo di progresso e diritti. Il progetto è un grande insegnamento e una forte motivazione per chi amministra la comunità, e per questo abbiamo voluto invitare all’interno del programma delle dieci giornate, la sindaca di Barcellona Ada Colau, che incontrerà le associazioni cittadine per ragionare insieme sull’utilizzo degli spazi urbani».

Claudio Longhi, direttore di Emilia Romagna Teatro Fondazione: «Questo progetto è fortemente legato allo spirito e allo sguardo con cui ERT Fondazione si relaziona alla città e si iscrive a pieno nella visione di teatro “senza mura”, radicato sui concetti di partecipazione e inclusione, valori fondamentali della nostra programmazione. Ulteriore ragione di collegamento tra Atlas of Transitions – Right to the City ed ERT è la necessità per un teatro di essere etimologicamente un luogo politico della città, da cui guardare e prendere posizione. Il dispositivo teatrale ci aiuta anche ad agire sulla realtà con la convinzione che il mondo sia capace di cambiare. Il progetto fa affiorare inoltre quesiti scottanti sulla tematica dell’immigrazione, oggi più che mai attuale, e sull’Europa, della cui cultura siamo figli».