(vai alla prima parte...)

Facciamo un salto nel 1944 a Bretton Woods gli Stati Uniti e Gran Bretagna unilateralmente decidono che per stabilizzare i mercati occorreva una moneta unica come riferimento per tutti gli scambi monetari, parzialmente convertibile in oro, tra la sterlina e il dollaro venne scelto il dollaro: da quel momento l’oro e il dollaro sarebbero stati accettati in modo intercambiabile come riserve globali. I tassi di cambio delle altre valute furono fissati rispetto al dollaro. Solo dal 1971 Nixon decise di eliminare la convertibilità dollaro-oro (del quale stava esaurendo le scorte) ma impose che la moneta americana restasse come riferimento per gli scambi internazionali. La moneta non ha più alcuna garanzia concreta se non l’economia della nazione e la fiducia degli altri. Da quel momento gli Usa stamparono enormi quantità di moneta e il valore del dollaro crollò rispetto alle altre valute. Per sostenerlo Nixon e Kissinger fecero un accordo con l’Arabia Saudita e i Paesi dell’Opec secondo il quale essi avrebbero venduto petrolio solo in dollari, e i dollari sarebbero stati depositati nelle banche di Wall Street e della City di Londra. In cambio gli Stati Uniti avrebbero difeso militarmente i Paesi dell’Opec.

William Engdahl, un ricercatore economico, fornisce le prove degli accordi intercorsi prima della conclusione del patto che avvenne nel 1971 tra gli Stati Uniti e l’Opec: una guerra lampo in medio oriente fece lievitare il prezzo del petrolio del 400%. L’accordo naufragò nel 2000 perché Saddam Hussein vendette il petrolio iracheno in euro. Gheddafi lo seguì subito dopo. È storia che i due presidenti furono assassinati e i due paesi sono stati rasi al suolo non certo per difendere la democrazia e i diritti civili degli iracheni o dei libici. 

Ancora più esplicito è il ricercatore economico americano-canadese Matthew Ehret:” Non dobbiamo dimenticare che l’alleanza Sudan-Libia-Egitto sotto la leadership combinata di Mubarak, Gheddafi e Bashir, si era mossa per stabilire un nuovo sistema finanziario sostenuto dall’oro al di fuori del Fmi/Banca Mondiale per finanziare lo sviluppo su larga scala in Africa. Questo programma è stato condotto al fallimento, dalla distruzione della Libia guidata dalla Nato, dalla spartizione del Sudan e dal cambio di regime in Egitto”. Ecco a cosa servono gli “alleati europei”.

Continua: (….) “il mondo avrebbe visto l’emergere di un grande blocco regionale di Stati africani che modellano i propri destini al di fuori del gioco truccato della finanza controllata dagli angloamericani per la prima volta nella storia”. Per l’Europa i fallimenti africani sono una benedizione. 

Il fallimento del progetto monetario tra i paesi africani ha spinto la Russia e la Cina a formulare un’ulteriore alternativa alla moneta verde contestando il monopolio finanziario imposto dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna. Nel dicembre 2021, Vladimir Putin e Xi Jinping hanno concordato di accelerare il processo di formazione di strutture finanziarie indipendenti al servizio degli scambi di Russia e Cina. Per le sanzioni a cui è stata assoggettata la Russia dapprima per la vicenda relativa alla Giorgia ora per l’invasione dell’Ucraina l’abbandono del dollaro è di vitale importanza politica ed economica per questo paese completamente isolato.

Emerge il ruolo determinate della Cina che risulta essere il maggiore creditore nei confronti della Russia che ha ricevuto 125 miliardi di dollari pari al 15% dei prestiti concessi a paesi esteri nell’ambito degli accordi relativi alla nuova Via della Seta. Ma le banche cinesi hanno corrisposto prestiti ad altri paesi come l’Ucraina che ha ricevuto 7 miliardi di dollari e la Bielorussia per 8 miliardi. Questi tre paesi rappresentano il 20% del prestito estero cinese. Ma la guerra non porta bene agli affari infatti fa aumentare i rischi di insolvenza. Nel 2010 il Venezuela è andato in default, l’arrivo della pandemia ha messo in ginocchia almeno il 60% dei Paesi a basso reddito di conseguenza il rischio è passato dal 5% iniziale all’attuale 60% ma c’è di più, gli istituti di rating hanno declassato la qualità dei beneficiari del credito cinese di cinque livelli mentre i Paesi emergenti di due soli livelli. Gli Stati Uniti non accetteranno mai di rinunciare al predominio economico e militare, l’amicizia viene comperata a suon di dollari infatti vogliono complici fedeli a loro fianco inoltre si cerca di soffocare le vere ragioni che hanno generato questa tragica situazione inondando i mezzi di comunicazione di foto e filmati di cadaveri per distogliere l’attenzione della gente sul fatto che tutto questo bagno di sangue poteva essere evitato e che in realtà sono in ballo interessi economici enormi che risiedono oltre oceano mentre per la Russia è in ballo la sua stessa sopravvivenza.

Nel 2004 in occasione della rivoluzione arancione gli USA interferirono pesantemente per sovvertire i rapporti tra l’Ucraina e la Russia, dopo 10 anni in occasione degli incidenti di Maidan l’obiettivo fu raggiunto e che fosse un piano ben preciso lo prova quanto intercettato durante una telefonata tra Victoria Nuland e l’ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt, durante la quale si è discussa la possibilità di trovare un accordo tra il governo ucraino di Viktor Ianukovich e l’opposizione guidata dall’ex pugile Vitali Klitschko; alla donna scappava perfino una battutaccia contro gli “alleati europei”: “E per quel che riguarda l’Unione Europea… vada a farsi fottere”.

Dal 2014 al 2022 l’Ucraina riceve assistenza militare dagli Usa e dalla Nato: viene riattato l’esercito, armate e addestrate le milizie paramilitari e installati laboratori di ricerca biologica con la supervisione statunitense. Per l’intero periodo di cooperazione che parte dal 2005, gli Stati Uniti hanno investito circa 200 milioni di dollari per lo sviluppo di 46 laboratori e istituzioni mediche in Ucraina. Le amministrazioni americane hanno sempre sostenuto che: “Queste istituzioni non sono coinvolte nello sviluppo di armi chimiche o biologiche”.

Ma chi ha aperto uno squarcio e portato alla luce verità scomode è stata la giornalista americana Lara Logan che ha denunciato la corresponsabilità della leadership americana nei fatti che stanno accadendo in Ucraina. Ha coraggiosamente smontato la tesi di una diatriba tra Russia e Ucraina o tra UE, Nato e Russia. 

Gli Stati Uniti sono in Ucraina in pianta stabile dal 1991 per il semplice fatto che questo Paese, al momento del disfacimento dell’Urss, accoglieva il terzo arsenale nucleare più potente al mondo dopo USA e Russia, le due potenze concordarono di eliminare tutti gli armamenti nucleari esistenti sul suolo ucraino. Fino al 1994 i politici ucraini mercanteggiarono sull’adesione al trattato di non proliferazione e sulla ratifica degli Start. Gli USA stanziarono circa 400 milioni di dollari per smantellare i silos di lancio, il programma di denuclearizzazione si completò nel 1996 ma solo nel 2000 furono restituiti i bombardieri strategici alla Russia in pagamento dei debiti accumulati per la fornitura di gas. L’Ucraina aveva ereditato il 30% dell’industria bellica russa che rappresentava il 50-60% del tessuto industriale ucraino che dava lavoro al 40% della popolazione attiva. Dal ‘92  l’Ucraina non ha cessato di produrre armamenti e di venderli anche sul mercato nero a vari Paesi, sempre sotto l’occhio vigile di Usa, Russia e relativi trafficanti e oligarchi. I primi contratti in proprio sono stati conclusi con l’Iran. Secondo alcune relazioni vi erano circa 40 mila agenti chimici nervini, vescicanti e soffocanti inoltre vi era una scorta di circa 32.000 tonnellate di agenti al fosforo. Che fine abbiano fatto, noi semplici cittadini non lo sappiamo ma sicuramente gli USA sanno perfettamente dove sono andati a finire.

Un elemento estremamente utile per le guerre “sporche” su commissione sono i volontari chiamati tecnicamente foreign fighter e contractor, ne sono stati “contabilizzati” circa 20.000 provenienti da tutte le parti del mondo, denominati Legione internazionale sono stati incorporati nelle forze di difesa nazionale altrimenti scadrebbero al ruolo di mercenari. Molti sono pagati con fondi americani ed europei ma anche da privati.  Fin dall'aprole del 2014 il comandante della Legione Georgiana Mamulashvili si occupa del reclutamento e addestramento di battaglioni formati da professioni, in maggioranza statunitensi e britannici.  “Se poi si vuole esaminare il ruolo statunitense nella questione ucraina a pochi passi dal confine si può dedurre che la “difesa” Nato è poco difensiva e molto provocatoria. Il Pentagono ha riposizionato le sue truppe prima dell’invasione russa. I 160 uomini della Guardia nazionale della Florida (istruttori) sono stati ritirati dall’Ucraina. Dei circa 40mila soldati Usa presenti in Germania, alcune migliaia sono stati schierati nei Paesi Nato confinanti. La Nato ha schierato 5mila uomini fin dal 2014 nei Paesi baltici e gli Usa ne hanno inviati altri 5mila in Germania.” 

“Il presidente Biden ha portato a 1 miliardo di dollari il contributo Usa in una settimana e a 2 miliardi dall’inizio del suo mandato. Le nuove armi inviate includono i missili Stinger (800), Javelin (2mila), sistemi anticarro (6mila). La cessione all’Ucraina di veicoli corazzati, tecnologia e droni da parte di altri Paesi è stata autorizzata. Molti di tali sistemi hanno bisogno anche dei relativi operatori e questi sono normalmente forniti tramite le compagnie militari private che continuano a reclutare personale specializzato. Con tutto questo, soltanto un Paese volutamente lasciato nell’ignoranza può ancora pensare di non essere coinvolto e di poter trascorrere una serena Pasqua.”

Il generale cinese Qiao Liang nel 2015 pubblicò un libro “L’arco dell’impero con la Cina e gli Stati Uniti alle estremità” che riporta con chiarezza la matrice utilitaristica che muove le guerre. Le ‘guerre senza fine’ del Pentagono sono in realtà progettate per garantire “che non solo i dollari fluiscano senza problemi fuori dal Paese (sottoforma di cessioni finanziarie e di crediti) ma anche che il capitale in movimento nel mondo torni negli Stati Uniti”. Con questo meccanismo gli USA si sono arricchiti per decenni a spese di buona parte del resto del mondo e organizzando una guerra per procura sul suolo europeo le aspettative sono entusiasmanti per le multinazionali a strisce e a stelle. Il problema dell’approvvigionamento delle fonti energetiche sembra aver preso il sopravvento sulla questione del dollaro ma è solo un riflesso. Riporto la frase pronunciata al personale della Federal Reserve quando Alan Greenspan ne assunse la direzione: “Qui alla Fed potete parlare di tutto, ma non del dollaro”.