Mattinata intensa quella di sabato per Bergoglio che, oltre alla Stampa estera, ha incontrato in Vaticano, nella Sala del Concistoro, anche i membri e i volontari della Federazione europea dei Banchi Alimentari al termine della loro riunione annuale svoltasi a Roma per celebrare i trent'anni dalla fondazione del Banco Alimentare italiano.

Nell'occasione, il Papa è tornato su alcuni dei temi che da sempre lo vedono protagonista nel sostegno agli ultimi.

«Lottare contro la piaga terribile della fame vuol dire anche combattere lo spreco. Lo spreco manifesta disinteresse per le cose e indifferenza per chi ne è privo. Lo spreco è l'espressione più cruda dello scarto. Mi viene in mente quando Gesù, dopo aver distribuito i pani alla folla, chiese di raccogliere i pezzi avanzati perché nulla andasse perduto. Raccogliere per ridistribuire, non produrre per disperdere. Scartare cibo significa scartare persone. E oggi è scandaloso non accorgersi di quanto il cibo sia un bene prezioso e di come tanto bene vada a finire male. ...

Quello che fate senza tante parole lancia un messaggio: non è cercando il vantaggio per sé che si costruisce il futuro; il progresso di tutti cresce accompagnando chi sta indietro.»

Il Papa ha poi ricordato la funzione che oggi ha assunto l'economia, nata per servire l'uomo e che ha finito per asservirl

«Ho a cuore un'economia che assomigli di più all'uomo, che abbia un'anima e non sia una macchina incontrollabile che schiaccia le persone. Troppi oggi sono privi di lavoro, di dignità e di speranza; tanti altri, al contrario, sono oppressi da ritmi produttivi disumani, che azzerano le relazioni e incidono negativamente sulla famiglia e sulla vita personale.

A volte, quando esercito il ministero della Confessione, ci sono persone giovani che hanno dei figli, e domando loro: “Lei gioca con i suoi figli?”. E tante volte la risposta è: “Padre, non ho tempo... Quando io esco di casa per il lavoro loro ancora dormono, e quando torno sono già a letto”.
Questo è disumanità: questa vertigine del lavoro disumano. L'economia, nata per essere “cura della casa”, è diventata spersonalizzata; anziché servire l'uomo, lo schiavizza, asservendolo a meccanismi finanziari sempre più distanti dalla vita reale e sempre meno governabili. I meccanismi finanziari sono “liquidi”, sono “gassosi”, non hanno consistenza. Come possiamo vivere bene quando le persone sono ridotte a numeri, le statistiche compaiono più dei volti e le vite dipendono dagli indici di borsa?»


Come correggere tutto ciò? Non con la rivoluzione, ma rilanciando il bene, «sapendo che se il male è di casa nel mondo, con l'aiuto di Dio e con la buona volontà di tanti come voi, la realtà può migliorare.

C'è bisogno di sostenere chi vuole cambiare in meglio, di favorire modelli di crescita basati sull'equità sociale, sulla dignità delle persone, sulle famiglie, sull'avvenire dei giovani, sul rispetto dell'ambiente.

Un'economia circolare non è più rimandabile. Lo spreco non può essere l'ultima parola lasciata in eredità dai pochi benestanti, mentre la gran parte dell'umanità rimane zitta».