Micaela Campana, di Cisternino in provincia di Brindisi, dirigente del Partito Democratico, eletta alla Camera dei deputati, è attualmente membro della seconda Commissione che si occupa di Giustizia e fa parte anche del comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di quello di vigilanza sull'attività di Europol e del comitato di controllo e vigilanza in materia di immigrazione.

Pertanto, dalle referenze, la sua attività politica non può essere paragonata, ad esempio, a quella di un parlamentare alla Razzi. L'impegno e la consapevolezza del compito sono testimoniati dai ruoli che le sono stati affidati.

Eppure, Micaela Campana sembra avere molti problemi di memoria, nonostante non abbia ancora superato la soglia dei quarant'anni. Di questo se ne n'è avuta consapevolezza un paio di giorni fa, dopo che la deputata del PD è stata sentita, come testimone, in un'udienza del processo che vede a giudizio gli imputati della vicenda definita Mafia Capitale.

La deputata Campana, da quanto risulta nell'inchiesta, ha avuto stretti rapporti con Buzzi con cui scambiava telefonate, sms e a cui chiedeva finanziamenti per il Partito Democratico fornendo l'iban del conto corrente su cui inviare i bonifici.

È emerso qualcosa di illegale, durante le indagini, compiuto da parte di Micaela Campana? Evidentemente no, perché al processo era stata chiamata in qualità di testimone. Ma se lei non ha fatto nulla di male, perché allora durante l'udienza ha ripetutamente detto di non ricordarsi il motivo per cui ha fatto delle telefonate, ha scritto degli sms, ha parlato con delle persone... tutte azioni realmente accadute testimoniate da prove e agli atti del processo?

In pratica, la testimonianza di Micaela Campana è stata caratterizzata da una sequenza di non ricordo che hanno lasciato perplesso il presidente del tribunale, Rosanna Ianniello, che l'ha invita in più circostanze a dire la verità, facendo anche ricorso all'ironia: «Eppure lei è giovane: come mai questi continui vuoti di memoria? Lei assiste a un incontro, è presente in una stanza e non sa di cosa hanno parlato?»

Alla fine, più come un problema clinico, i pm che conducono l'inchiesta si sono convinti che le dichiarazioni, anzi, le mancate dichiarazioni della Campana andassero classificate come un problema giudiziario, tanto che la deputata del PD sarà indagata per falsa testimonianza.

Micaela Campana pur essendo romana di adozione e pur avendo avuto contatti diretti con le vicende e le persone coinvolte in Mafia Capitale, ma non essendo iscritta al Movimento 5 Stelle e non chiamandosi Virginia Raggi, non ha potuto beneficiare, nonostante il suo impegno, della stessa attenzione mediatica rivolta alla sindaca grillina. Sarà per la prossima volta.