ll termine drone è balzato agli onori della cronaca, all'inizio, come mezzo militare per effettuare attività di ricognizione o spionaggio e, soprattutto, come mezzo di attacco per bombardamenti di precisione su obbiettivi ben definiti.

Un mezzo militare che gradualmente, con dimensioni diverse, è finito per diventare anche uno strumento comune e accessibile a tutti... non solo per attività di lavoro o ludiche, ma anche per quelle a livello umanitario. Qualche settimana fa, tra Pisa e Pontedera è stato utilizzato in via sperimentale un drone attrezzato per il trasporto di sangue o organi da trapiantare.

Oggi, l'Unicef si informa che un drone è stato utilizzato per il trasporto di un vaccino necessario ad un bimbo residente nell'isola dei Erromango nell'arcipelago di Vanuatu, nel Pacifico del Sud, ad est dell'Australia.

Per consegnare il vaccino il drone ha percorso circa 40 chilometri, da Dillon’s Bay, nella zona ovest, fino alla costa opposta dell'isola nella remota Cook’s Bay, dove 13 bambini e 5 donne in stato di gravidanza sono state vaccinate da Miriam Nampil, un’infermiera abilitata.

Cook’s Bay, una piccola, dispersa comunità che non ha un centro medico o elettricità, è accessibile soltanto a piedi o con piccole barche locali.

«Il piccolo volo del drone di oggi è un grande salto per la salute globale - ha dichiarato Henrietta H. Fore, Direttore Generale dell’UNICEF. - Con il mondo che combatte ancora per vaccinare i bambini più difficili da raggiungere, la tecnologia dei droni può essere un punto di svolta per superare l’ultimo miglio per raggiungere tutti i bambini.»

Il trasporto dei vaccini non è così banale come può sembrare per il fatto che devono rimanere, sempre, a determinate temperature. Pertanto, località con un clima caldo, come l'arcipleago di Vanuatu, che è composto da oltre 80 isole montagnose che si estendono lungo 1.300 chilometri e con strade limitate, presentano enormi ostacoli per la consegna dei vaccini. Come risultato, circa il 20% dei bambini del paese – 1 su 5 – non riceve i vaccini essenziali per l’infanzia.

«È estremamente difficile trasportare ghiacciaie per tenere i vaccini al freddo mentre si attraversano fiumi, montagne, attraverso la pioggia, scogliere rocciose. Mi sono affidata alle barche, i cui viaggi spesso vengono cancellati a causa del cattivo tempo - ha dichiarato Miriam Nampil, l’infermiera che ha somministrato il primo vaccino al mondo portato da un drone. - Visto che il percorso è spesso lungo e difficile, posso andare lì solo una volta al mese per vaccinare i bambini. Ma ora, con questi droni, possiamo sperare di raggiungere molti più bambini nelle aree più remote dell’isola.»

Durante il volo, i vaccini sono stati portati in cassette di polistirolo con ghiaccio e con un registratore di temperatura con un sensore pronto a far partire la refrigerazione se la temperatura del contenitore avesse oscillato oltre livelli accettabili.

Nel lungo termine, il governo di Vanuatu è interessato a integrare il trasporto di vaccini con droni nel suo programma di vaccinazione nazionale e a utilizzare droni su più larga scala per distribuire articoli medici. I dati dei test saranno inoltre usati per mostrare come i droni possono essere utilizzati commercialmente in situazioni simili in tutto il mondo.

«Il trasporto del vaccino di oggi, primo nel suo genere, ha un potenziale enorme non solo per Vanuatu, ma anche per le migliaia di bambini che non stanno ricevendo vaccini - ha concluso Fore. - Questa è innovazione nella sua forma migliore, e dimostra come possiamo liberare il potenziale del settore privato per il bene superiore dei bambini del mondo.»