«Stiamo facendo tutte le verifiche del caso, perché prima di fare scelte così importanti bisogna aver controllato tutto e tutti - ha detto il vicepremier. - Ramy vorrebbe avere lo Ius soli? È una scelta che potrà fare quando verrà eletto parlamentare. Per il momento la legge sulla cittadinanza va bene così come è. Si può aprire la possibilità di discuterne? Assolutamente no».

«Ius soli? Non se ne parla. L'Italia è già oggi il Paese che concede più cittadinanze ogni anno, non serve una nuova legge. La cittadinanza è una cosa seria e arriva alla fine di un percorso di integrazione, non è un biglietto per il Luna Park. In singoli casi eccezionali si può concedere anche prima del tempo, ma la legge non cambierà. Ramy? Stiamo proseguendo con tutte le verifiche del caso, spero di incontrarlo presto e ringraziarlo per il suo coraggio».

Queste alcune delle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Salvini in merito alla possibilità di concedere la cittadinanza al ragazzino egiziano autore di una telefonata che ha permesso di bloccare sul nascere quella che si stava per profilare come una possibile tragedia.

La polemica sulla cittadinanza sì, cittadinanza no a Ramy è nata subito dopo una dichiarazione di Luigi Di Maio che ne annunciava la concessione come diretta conseguenza del gesto compiuto.

Ma Di Maio non aveva fatto i conti con il Viminale. Infatti, deve essere il ministero dell'Interno a dare il via libera. Ma Salvini, titolare dell'incarico, non aveva ritenuto che fosse utile per lui concedere la cittadinanza. Ma deve aver cambiato idea dopo essersi reso conto che negarla che avrebbe potuto avere conseguenze mediatiche negative.

Così, dopo esser diventato un nuovo caso di scontro politico, il caso Ramy si è risolto... in tv. Inutile oramai credere di poter pensare che in qualità di ministro dell'Interno Salvini sieda alla sua scrivania.

Ramy questa volta, secondo Salvini, merita la cittadinanza "perché è come se fosse mio figlio ed ha dimostrato di aver capito i valori di questo Paese. Il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare".

Perché questa considerazione sia valida oggi e non ieri, Salvini non lo ha spiegato, ma forse perché era troppo impegnato, sempre a favore di telecamere, a stringere la mano al cantante Alessandro Mahmood, il vincitore di Sanremo, a cui ha chiesto un autografo, perché il figlio è un suo "strafan". Anche in questo caso, polemiche dimenticate.

Evidentemente, la convenienza ha dettato a Matteo Salvini queste scelte come più convenienti a fini propagandistici.