Theresa May ha detto di voler contenere in non più di tre mesi il ritardo della data di uscita della Gran Bretagna dall'Ue, fissato ancora al prossimo 29 marzo. Ma per riuscirsi, dovrà prima ottenere il sostegno al suo precedente accordo che il Parlamento ha bocciato, in momenti diversi, già due volte. Possibile che vi riesca?

Lo capiremo entro mercoledì della prossima settimana, quando il Parlamento si dovrà esprimere in merito.

Nel frattempo, la May sta cercando di recuperare consensi. Una sponda sembrerebbe averla trovata nel Partito democratico unionista nordirlandese (DUP), che però ha solo 10 deputati alla Camera dei Comuni, tramite dei colloqui avuti con il leader Nigel Dodds. Pertanto, la premier britannica dovrà fare breccia tra i "brexiters" del suo partito e quelli presenti nel campo laburista. Un compito non facile.

In ogni caso, qualunque sia il risultato del voto, la richiesta di rinvio - breve o lunga che sia - dovrà però essere approvata dal Consiglio europeo che si aspetta anche di conoscere le motivazioni a supporto, per evitare che la nuova data non sia solo un'inutile perdita di tempo.

Infine, nel caso in cui la data di uscita dall'Unione richiesta da Theresa May dovesse superare quella dell'insediamento del nuovo Parlamento europeo, prevista per il 1 luglio, la Gran Bretagna, in tal caso, dovrà partecipare alle elezioni di maggio, anche se per assurdo la nuova data di scadenza fosse fissata al 30 luglio.