Il Terminal High Altitude Area Defense, altrimenti identificato con la sigla THAAD, è un sistema di difesa antimissile sviluppato dalla Lockheed Martin per l'esercito statunitense con l'intento di colpire missili balistici a medio e corto raggio.

Venduto anche a paesi "amici" il THAAD sarà installato anche in Corea del Sud come protezione per eventuali attacchi dal Nord. Il sito scelto per la sua collocazione è un ex campo di golf a 250 km a sud della capitale Seul. A differenza di quanto si possa pensare, il sistema non potrà essere subito operativo.

Ai primi di marzo sono arrivati sul luogo di destinazione i primi apparati del THAAD, ma il sistema sarà attivo solo a fine anno. Richiesto dall'attuale governo, il sistema di protezione antimissile non ha finora ricevuto molti gradimenti. La popolazione locale non vuole che sia installato in prossimità dei propri villaggi e protesta violentemente.

Inoltre, la Corea del Sud sarà chiamata a scegliere il nuovo governo entro qualche settimana. Il candidato che in questo momeno è visto dai sondaggi come sicuro vincitore alla guida del paese ha chiesto agli USA di fermare l'installazione, aspettando il risultato delle urne ed eventuali nuovi accordi per riprendere i lavori.

Infine, la Cina a sua volta ha protestato ufficialmente perché i radar del THAAD sarebbero talmente potenti da tenere sotto osservazione anche una parte del suo territorio, cosa che Pechino ritiene inaccettabile ed un rischio per la propria sicurezza nazionale.

E sempre in fatto di armamenti la Cina ha varato oggi la sua portaerei. La seconda, a dire la verità. Ma rispetto alla precedente acquistata di seconda mano dall'Ucraina, questa è stata costruita direttamente nei cantieri cinesi.

La portaerei, che sarà farà da base per i caccia cinesi Shenyang J-15, sarà operativa solo a partire dal 2020.

Entrambe le notizie sopra riportate hanno un impatto relativo o nullo su eventuali imminenti sviluppi della crisi tra USA e Corea del Nord. In entrambi i casi non faranno parte di un eventuale conflitto.

In compenso, però, quanto sta accadendo è ulteriore prova di come quella zona di mondo che si affaccia sul mar della Cina, nei prossimi mesi, diventerà sensibile e cruciale per la stabilità delle attuali alleanze internazionali e della pace, aggiungendosi ai già numerosi luoghi di scontro, e non solo a livello diplomatico, dove le attuali potenze sembrano giocare sulla sicurezza mondiale.

La diminuzione delle risorse alimentari, il cambiamento delle risorse energetiche, le scelte economiche che tendono a supportare interessi che poco o nulla hanno a che vedere con il benessere delle popolazioni locali sembrano disegnare uno scenario futuro che inevitabilmente porterà i vari paesi a confrontarsi tra loro non sulla base del dialogo, ma su quella dello scontro.