Dopo aver risolto lo snodo Quirinale nel peggiore dei modi possibili, perfettamente in linea - questo bisogna riconoscerlo - con la qualità della classe politica presente in Parlamento, adesso i partiti devono affrontare un altro problema in vista delle prossime politiche: l'immancabile nuova legge elettorale.

Nel frattempo, dovranno anche risolvere le questioni degli apparentamenti, non certo secondarie, con il centrodestra che adesso non è più il blocco granitico e compatto che pretendeva di essere - a suo dire - fino ad una settimana fa.

Che cosa decideranno di fare Salvini, Meloni e di conseguenza Berlusconi lo inizieremo a capire in settimana, ma di certo anche a seguito di ciò capiremo quale potrà essere l'ennesima legge elettorale che i parlamentari approveranno per garantire a se stessi una poltrona anche per la prossima legislatura... senza dimenticare che il numero di poltrone si ridurrà di un terzo.

Per tale motivo è facile prevedere che ne vedremo delle belle. Infatti, in Italia sembra accettato da tutti come normale e dovuto il fatto che ogni volta i partiti si inventino un nuovo modo per far votare gli elettori spacciandolo come il migliore per garantirne la più larga rappresentanza possibile, quando in realtà è solo l'ennesima soluzione per garantire almeno ai rappresentanti dei vertici dei partiti un posto sicuro alla Camera o al Senato, in base alle ultime indicazioni di voto offerte dei sondaggisti.

Per gli estremisti di destra si punta al maggioritario, per gli altri si cerca un ritorno al proporzionale, immaginando così, dopo il voto, che sia più facile e conveniente proporre un governo in stile "maggioranza Ursula", la solita ammucchiata che rispecchi in Italia quella già presente in Europa.

Probabilmente, senza neppure una soglia di sbarramento, potrebbe essere quest'ultima la nuova legge elettorale che sostituirà il Rosatellum, perché forse la più adatta a garantire comunque un posto in aula ai leader dei vari partiti e maggiore possibilità di manovra per gli accordi di governo nel dopo voto.

L'aspetto più sconfortante della vicenda è che il tema principale che avrebbe dovuto essere risolto dal Rosatellum adesso non è più di moda... se lo sono dimenticato tutti... e tutti si guardano bene dal riproporlo: la rappresentatività.

Come ottenerla senza tanti problemi? Tramite i collegi uninominali, dove l'elettore può scegliere chi votare in modo da decidere da chi farsi rappresentare alla Camera o al Senato, per poterne poi giudicare il lavoro nel caso l'eletto decida di presentarsi per un nuovo mandato.

Di contro, il parlamentare eletto con l'uninominale avrà tutto l'interesse ad esercitare una maggiore pressione nei confronti del governo: la rappresentatività garantita dal collegio uninominale innesca una forma di controllo implicita tra elettore, eletto e governo che è a garanzia del buon funzionamento delle istituzioni e della vita politica.

Un sistema elettorale simile può tranquillamente essere preso a prestito dalla Francia che prevede anche il voto con il doppio turno,  utile agli elettori per dare anche indicazioni su quali siano le migliori alleanze per il nuovo esecutivo. Non c'è bisogno di inventarsi nulla.

Ma perché una legge elettorale simile a quella francese in Italia non potrà mai essere promulgata? Perché per i partiti è più conveniente avere un parlamento di nominati che non abbiano per nulla o quasi un rapporto diretto con gli elettori, in modo che in Parlamento faranno quello che il segretario di partito dirà loro di fare votando tutto e l'esatto contrario di quanto promesso durante la campagna elettorale, per esser certi che al prossimo mandato sia garantita loro una poltrona. Infatti, non avranno mica bisogno di andare nel loro collegio a giustificarsi! Neanche se lo ricorderanno il collegio in cui sono stati eletti. Oggi è così... e domani pure.