In un'intervista dello scorso aprile, in occasione della  traduzione di un suo libro in tedesco, ad una televisione della Germania Amos Oz aveva detto: "Non so cosa riservi il futuro per Gerusalemme, ma so cosa dovrebbe accadere. Ogni paese al mondo dovrebbe seguire l'esempio del presidente Trump e trasferire la propria ambasciata in Israele a Gerusalemme. Allo stesso tempo, però, ognuno di quei Paesi dovrebbe aprire anche un'ambasciata a Gerusalemme Est, in quanto capitale del popolo palestinese."

Oz, sostenitore della soluzione a due Stati come unica via per porre fine alla guerra tra israeliani e palestinesi, si è espresso numerose volte sull'argomento, anche in occasione delle operazioni militari israeliane in Libano e a Gaza, esortando al dialogo e alla moderazione.

E in molti dei suoi racconti sono al centro proprio le relazioni dei personaggi con l'attuale Stato di Israele, esaminandone i diversi aspetti, anche dal punto di vista politico.

Questo venerdì, all'età di 79 anni, Amos Oz (nato Amos Klausner) è morto a Tel Aviv a causa di un tumore. Ne ha dato notizia la figlia, Fania Oz-Salzberger, in un post su Twitter.


Uno tra i più importanti scrittori del giovane Stato israeliano e tra i più conosciuti all'estero, Amos Oz è stato autore di romanzi, racconti, saggi, assiduo collaboratore di periodici israeliani e internazionali, oltre che docente di letteratura all'Università Ben Gurion del Negev, a Be'er Sheva.

Tra i suoi romanzi più conosciuti, "Michael mio", "La scatola nera", mentre "In terra di Israele" e  la sua autobiografia "Una storia di amore e di tenebra" sono quelle più conosciute tra le opere di saggistica.

Candidato più volte al Nobel, Amos Oz, oltre ai numerosi premi ricevuti in Israele, è stato premiato in Francia con il Prix Femina e l'Ordre des Arts et Lettres, in Belgio con una laurea honoris causa dall'Università di Anversa, in Italia con il Premio Internazionale Primo Levi ed in Spagna con il Premio Príncipe de Asturias de las Letras.