Il livello di salute di uno Stato è determinato dalla qualità e dalla capacità della sua classe dirigente.
Per esperienza personale posso tranquillamente affermare che, nelle Istituzioni nazionali, coloro che svolgono incarichi delicati e determinanti per gli equilibri interni ed internazionali, della Costituzione non hanno capito nulla. Ma forse sarebbe più appropriato dire che la nostra Carta non è mai stata accettata dalla classe clerico-economica che ha avversato con ogni mezzo - lecito e soprattutto non - la sua realizzazione concreta. La nostra società è dominata da una mentalità tutt’ora ancorata ad un eterno passato che crede fermamente nelle disuguaglianze; nell’impunità degli appartenenti ad una fascia di reddito in su; usa la povertà per soddisfare la famelica sete di accumulo; svuota di ogni diritto e dignità inermi cittadini praticando sistematicamente e legalizzando evolute forme di violenza e di ingiustizia.
Dai principi sanciti dalla Carta dipende tutto il sistema normativo: una legge deve essere compatibile ai dettati etico-giuridici espressi da quei 139 articoli che dovrebbero garantire e proteggere i cittadini dall’emanazione di leggi ingiuste e da un sistema economico accentratore e parassitario.
L’attuale governo ha rispolverato un personaggio del passato per strumentalizzarlo infatti le scelte economiche che sta attuando collidono con lo spirito e il “modus agendi” di Enrico Mattei.
La politica di Mattei mirava a esportare il lavoro italiano e non ad esportare i lavoratori italiani, ricordo ancora gli episodi di violenza contro gli immigranti italiani in Germania, i cartelli fuori dai bar che vietavano l’ingresso ai cani e agli italiani. Allora la povertà dominava insieme all’analfabetismo, in particolare nel sud le condizioni di vita erano primitive determinate dalla mentalità feudale ancorata ad un’economia latifondista che lasciava languire le vite della povera gente nella miseria e nell’ignoranza: in Italia la storia e il progresso si sono infartuate nell’anno mille sotto la guida e con la benedizione del potere clericale.
Enrico Mattei e Adriano Olivetti hanno rappresentato un modello dinamico e vincente di una economia moderna ed illuminata. Mattei era un uomo d’azione, creativo e rappresentava l’italiano moderno, spregiudicato quanto basta per fronteggiare le sette sorelle e penetrare con la sua politica economica estera nei paesi produttori di petrolio non da sciacallo ma da partner commerciale alla pari: 50% di petrolio contro il 50% dell’estrazione più la tecnologia il tutto finalizzato allo sviluppo economico del nostro Paese.
I mandanti del suo assassinio si devono ricercare nella classe dirigente politico-economica del nostro Paese e tra gli “alleati” che decidevano e ancora decidono le sorti del nostro destino.
La Germania era stata condannata dagli americani ad essere uno Paese con una economia basata esclusivamente sull’agricoltura e l’allevamento, l’industria era esclusa: grazie alla volontà di un popolo compatto e alla sua classe politica ed economica valida e al forte senso dello stato è risorta e oggi determina le scelte politiche ed economiche dominanti nella Comunità europea.
Tutto ciò che è stato creato da Enrico Mattei e da Adriano Olivetti è stato cancellato: Confindustria ha sentenziato che l’Italia deve essere un paese di servizi ciò rappresenta un vero e proprio suicidio economico in quanto i servizi vengono pagati dalla produzione: sono decenni ormai che è in atto una destrutturazione del sistema produttivo nazionale attraverso le delocalizzazioni nei paesi poveri dove si possono realizzare dei favolosi superprofitti a costi irrisori con imposte zero e vendendo gli impianti nazionali agli stranieri che li chiudono per eliminare la concorrenza.
Enrico Berlinguer e Pio La Torre hanno espresso una politica di sinistra che comunque rispecchiava i principi costituzionali dell’uguaglianza e dello Stato sociale nulla a che vedere con il comunismo dell’Urss e della Cina.
La linea morotea della DC tendeva a realizzare concretamente i principi costituzionali con la partecipazione delle forze di sinistra al governo del Paese in quanto l’elettorato aveva dato un’indicazione precisa in tal senso. Se il governo doveva rappresentare la volontà degli elettori come prevedeva la Carta come mai Moro fu rapito e successivamente eliminato alla vigilia di quell’evento? La stessa fine fu riservata a Piersanti Mattarella e a Pio La Torre.
Come mai le BR assolvono allo sporco compito di eliminare un personaggio scomodo non certo alla sinistra italiana ma alla politica estera statunitense e della NATO? Gli accordi conclusi alla Conferenza di Jalta tra i vincitori del secondo conflitto mondiale hanno determinato la tragica fine delle loro storie.
In Italia non si è mai parlato seriamente del fenomeno del terrorismo “rosso” e delle sue implicazioni internazionali. Così pure del terrorismo “nero”. Da cittadina che ha vissuto quel periodo storico posso dire che, o rosso o nero, ci sono sempre andati di mezzo cittadini inermi che nulla avevano a che fare con i giochi di potere che si nascondevano dietro quei tragici episodi destabilizzanti.
Di quel periodo storico cosa hanno ereditato i cittadini di questo Paese? Una Costituzione che la destra sta sistematicamente svuotando dei suoi principi peculiari; un processo di degenerazione economica che produrrà milioni di poveri e di emarginati senza diritti e dignità; un sistema totalitario che soffocherà ogni voce fuori dal coro, ogni diritto e capacità di autodeterminarsi: sarà un ritorno alle origini delle civiltà.
Siamo tutti in pericolo! Chi chiede giustizia viene raggirato; chi osa sfidare il sistema viene annientato; la miseria è la nuova arma per ridurre al nulla i diritti e la dignità dei più deboli; la legge è lo strumento per introdurre nuove forme di schiavitù a danno di milioni di cittadini; il diritto al lavoro e le istanze di giustizia sono armai degradati a favori concessi o negati; la verità e la purezza dell’informazione sono oggetto di sapienti distorsioni per fuorviare l’utente da una retta valutazione dei fatti e delle circostanze, deviarne la volontà al fine di minare la sua libertà personale.
Siamo vittime di una sorda violenza e di continui ricatti, non si deve cadere nell’errore di pensare di essere sfortunati o vittime del caso: nella vita di ogni essere il caso non esiste e la sfortuna viene “progettata e realizzata” a tavolino perché si traduca in fortuna per altri.
Gli italiani non hanno avuto fede nella Costituzione, hanno scelto la via facile della scolarizzazione deprivata dei contenuti culturali; hanno iniziato a predare il denaro e la proprietà pubblica per soddisfare i loro meschini interessi accumulando un benessere illecito sabotando chi invece lavorava onestamente, senza alcuna sicurezza e pagava le imposte, divenendo complici di chi, "in branco", saccheggiava a piene mani e impunemente il patrimonio pubblico.
Ogni appalto pubblico, minimo o massimo, era e rimane motivo di arricchimento illecito: opere pubbliche pagate miliardi e mai realizzate, come ad esempio dighe mai costruite per sbarrare fiumi inesistenti o come la biblica realizzazione del Mose per proteggere piazza San Marco a Venezia; i tratti di autostrade nella Pianura Padana che non servono a nulla; il traforo per l’alta velocità che i francesi non vogliono (e neanche gli italiani) che succhia miliardi sottratti a scopi più utili e nobili: la lista è quasi infinita.
Quando si aderisce a questa logica il fallimento è garantito: moltissimi italiani non hanno capito che tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine: questi signori non solo hanno munto ben bene la mucca per decenni ma alla fine se la sono anche mangiata da tempo senza che alcuno li abbia contestati.
Credere alla balla targata “Enrico Mattei” è da “polli” destinati a finire in pentola. Aver dato la gestione del tesoretto ottenuto da Conte per riavviare un processo economico degenerato in parassitismo a un personaggio come l’attuale premier dimostra che gli italiani non hanno capito nulla, da buoni “servi in cerca di padrone” aspettano di raccattare la solita mancetta per continuare a vivacchiare a danno del futuro dell’intero Paese.
La logica del “branco” deve essere soppiantata da comunità formate da individualità pensanti che hanno in comune la realizzazione e la condivisione del bene comune e l’attuazione dei principi costituzionali prima che sia troppo tardi.
La “ragion di stato” e i “segreti indicibili” sono stati gli interessi perseguiti in tutto questo lungo arco di tempo denominato solo apparentemente periodo democratico dal sistema politico e dai sevizi segreti: quest’ultimi sono sempre riusciti a proteggere l’”indicibile”, così come era stato deciso a livello politico.
Moro è stato uno “statista” di rilievo che ricorreva sistematicamente agli “omissis” e al segreto di stato per difendere dalla magistratura e dal parlamento personaggi come il generale dei carabinieri Giovanni De Lorenzo accusato di aver progettato un tentativo di colpo di stato e altri che avevano coperto molti responsabili delle stragi. Addirittura Francesco Cossiga durante alcune audizioni e interviste ha parlato non troppo velatamente di pesanti influenze straniere in fatti e fattacci interni ai servizi segreti nostrani.
Questi risultano essere alcuni elementi molto importanti per capire le dinamiche che hanno portato alle stragi e a momenti critici che hanno investito la struttura portante dello Stato: perché questo è potuto accadere?
Senza andare troppo lontano prendiamo ad esempio Francia, Inghilterra, Germania; Spagna e i Paesi del Nord Europa, in questi Paesi lo Stato è unitario nel senso più completo della parola, sono entità storiche e politiche. L’Italia viene purtroppo rappresenta tutt’ora realisticamente “un’espressione geografica” come la definì Metternich infatti viene percepita dai cittadini come un territorio, senza memoria storica e senza progettualità per il futuro.
Molti episodi di interferenza ci legano alla Francia, misteri e segreti ve ne sono anche lì, forse più numerosi che in Italia, eppure non vi sono mai stati in quel paese contrasti tra la magistratura e i servizi segreti perché lì vi è un’altra percezione dell’interesse nazionale e dello Stato che lo pone al di sopra degli schieramenti politici per questo non subisce alcuna influenza sostanziale da parte della maggioranza di governo.
Nel caso specifico i governi svolgono ciò per cui sono eletti: perseguire i fini generali della collettività, quindi la politica si gioca sul come e non su cosa realizzare.
I segreti in Francia sono indiscutibilmente tenuti fuori tiro della magistratura e dell’opinione pubblica invece da noi i segreti sono relativi, coperti dalle nebbie fin quando conviene, quando il politico, per suo interesse, reputa opportuno fa emergere qualche tratto di verità questo viene trasformato non in una memoria storica ma in uno strumento di lotta tra fazioni: la nobiltà della verità viene umiliata a puro strumento di ricatto. Rimangono insolute le patologie che hanno colpito la nostra società perché non si è voluto disvelare le cause dei grandi eventi della nostra storia. Molte inchieste hanno sollevato molto rumore per nulla perché non finalizzate a produrre effetti importanti ai fini della ricostruzione della verità.
Prendiamo il caso Moro: all’estero sapevano del sequestro alcune settimane prima che fosse attuato. Persino in Italia si sapeva infatti venne dato l’annuncio da Radio Città Futura addirittura pochi minuti prima che scattasse l’aguato. In via Fani si trovava un uomo dei servizi. Ancora non si conoscono i canali utilizzati per recapitare i messaggi tra Moro e gli interlocutori esterni; non si conoscono il numero delle prigioni dove fu tradotto Moro durante il suo sequestro; Non si sa chi lo abbia interrogato, chi preparasse le domande scritte per lui, dove siano finiti i “verbali” del suo processo.
Emerge da un importante documento segreto dei servizi tedeschi, pubblicato nel 2009 da Panorama, il governo italiano fu subito escluso nella gestione del sequestro perché il caso era stato “avocato a sé” dalla rete Gladio della Nato. Rete che in quel momento era gestita da un direttorio composta da Germania Federale, Francia e Gran Bretagna: sarebbe interessante conoscere con precisione tutto il lavoro svolto da quel direttorio nei cinquantacinque giorni di prigionia.
Bisogna anche dire che Moro era a conoscenza di segreti di stato e militari della Nato, avrebbe messo in pericolo la sicurezza degli stati alleati se avesse collaborato con i suoi carcerieri.
Alla verità “vera” l’unica alternativa sono state le “tranquillizzanti” verità giudiziarie per paura delle conseguenze sul piano internazionale e interno. Chi ci perde in questo gioco al massacro sono sempre i cittadini onesti di questa "anomalia".