Per chi non lo sapesse, il vernacolo toscano ha preso in prestito dal latino il participio passato del verbo ire (andare), itum, per indicare qualcosa che è finito o qualcuno che se n'é andato, soprattutto nel senso di deceduto.

Quindi per chiunque abbia familiarità con il "toscano" apprendere che il nome scelto per la nuova Alitalia è Ita, non poteva voler dire che la nuova compagnia di bandiera era da considerarsi morta già prima di nascere.

E da come sta faticosamente procedendo il parto, ogni giorno che passa quel nome sembra sempre di più che sia stato scelto con cognizione di causa.

Questo scriveva la Filt  Cgil (sindacato del settore trasporti) lo scorso 27 marzo:

“Le notizie che giungono dalla Commissione Ue, se confermate, sarebbero sconcertanti e dimostrerebbero la fondatezza dei nostri timori sugli interessi in campo delle lobby delle grandi compagnie aeree europee e delle low cost, in grado, pur di portare i ricavi all’estero, di tarpare le ali alla compagnia di bandiera del nostro paese, terzo mercato europeo per passeggeri e decimo al mondo. La Commissione europea - secondo il segretario nazionale della Filt Cgil, Fabrizio Cuscito sul confronto in corso con Bruxelles sul futuro della newco Ita - ci sta mortificando, difatti impedendo le condizioni per l'avvio della newco. La commissaria alla concorrenza Vestager non può decidere il destino della nostra compagnia di bandiera come fosse a capo dell’esecutivo. Il nostro Paese ora deve scegliere se assecondare i capricci della commissione, che non ha battuto ciglio quando sono stati concessi miliardi di aiuti statali ad Air France e Lufthansa oppure scegliere se tutelare i propri lavoratori ed un asset strategico per gli interessi nazionali.È necessario - spiega Cuscito - che il Governo rompa gli indugi e che poi venga reimpostato il piano industriale in modo più robusto, con una flotta più ampia per garantire sviluppo industriale e occupazione. Tutte le grandi compagnie europee hanno un modello unico di lavoro e hanno ricevuto molti più ristori di Alitalia”.

Poca fiducia anche dall'Unione Sindacale di Base, che annunciava mobilitazioni per la settimana entrante:

Nella conferenza stampa di ieri si è avuto il primo assaggio del punto di vista del Presidente del Consiglio Draghi sulla politica di rilancio di Alitalia nel settore del Trasporto Aereo, travolto da una crisi senza precedenti dovuta alla pandemia.Davanti alle telecamere Draghi, definendo la compagnia aerea di bandiera “una famiglia un po’ troppo costosa”, ha chiarito che il processo di lancio della NewCo Ita dovrà svolgersi in piena discontinuità, rinunciando anche al nome e al logo storici.Secondo Draghi, Ita dovrà “volare con le proprie ali”. In questi anni fior di esperti del settore si sono espressi in merito, chiarendo che un vettore di piccole dimensioni non potrebbe mai reggere l’urto del posizionamento nel mercato europeo e mondiale, specialmente se ambisse ad essere “full service carrier”.Con le ali tarpate dal certosino lavoro di Vestager che, neppure troppo velatamente, sostiene per la UE gli interessi delle major del trasporto aereo a partire da Lufthansa, come potrà Ita volare da sola nello stand alone, ridotta dalle limitazioni imposte a una compagnia regionale?Non serviva uno con il curriculum del premier per dire cose già ascoltate e per ripetere gli errori di valutazione fatti negli ultimi 20 dai suoi predecessori.I lavoratori hanno già abbondantemente pagato e non sono disponibili a essere massacrati in questo modo. Si cambi strada, si pensi al Paese e si smetta di cedere asset strategici necessari per il rilancio. I lavoratori non molleranno e continueranno la mobilitazione senza fermarsi, come dimostrato ieri a Fiumicino.

Infine, sabato, Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti hanno bocciato definitivamente il piano di rilancio della nuova compagnia aerea:

"Una compagnia aerea anonima, di dimensioni regionali, con un piano industriale con modesti obiettivi imposto dalla direzione generale concorrenza della Commissione europea riporterebbe l’Italia indietro di 75 anni e cioè a non avere, entro i prossimi due anni, una compagnia aerea nazionale. Gli spostamenti degli italiani sarebbero pertanto condizionati dalle scelte commerciali e di interesse delle compagnie europee”. Così i segretari generali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti Stefano Malorgio, Salvatore Pellecchia e Claudio Tarlazzi, commentano le notizie su Alitalia, apparse stamattina su alcuni quotidiani.Qualora le anticipazioni fossero confermate, il lavoro dei precedenti governi sarebbe cancellato con un colpo di spugna e l’Italia perderebbe definitivamente le quote di mercato di trasporto aereo difese fino a oggi coi denti dalle lavoratrici e dai lavoratori di una compagnia, Alitalia, in amministrazione straordinaria da circa quattro anni. Inoltre - proseguono i leader delle federazioni dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil -  ci troveremmo, di fatto, di fronte a un trattamento discriminatorio dell’Unione europea nei confronti dell’Italia atteso che, alle compagnie di bandiera tedesca e francese, a fronte di significativi aiuti economici da parte dello stato (il gruppo Lufthansa ha collezionato 11 miliardi di euro di cui 9 alla casa madre e Air France ha ricevuto 7 miliardi di euro a fronte dei quali dovrà cedere solo 18 slot sugli oltre 300 in suo possesso) ha richiesto un sacrificio modesto se rapportato a quanto richiesto ad Alitalia che ha ricevuto 1,4 miliardi di euro. Chiedere la partenza di una nuova compagnia senza nome, senza logo e senza aerei e personale e slot sufficienti a competere in un mercato agguerrito come quello del trasporto aereo italiano e globale è come chiedere a un campione di scherma di andare alle Olimpiadi con le mani legate dietro la schiena.Ribadiamo la nostra contrarietà - sottolineano Malorgio, Pellecchia e Tarlazzi - rispetto a condizioni che determinano discriminazioni e asimmetrie e ci auguriamo che, come già è stato fatto reiteratamente in un recente passato, vengano totalmente respinte le pretese della Direzione della concorrenza. Nel frattempo, rispetto ad Alitalia in amministrazione straordinaria, occorre un intervento che sblocchi i ristori a compensazione delle perdite determinate dalla pandemia al fine di garantire il pagamento degli stipendi e di poter far fronte ai costi operativi. Per non sprecare i 3 miliardi a disposizione della nuova Alitalia, occorre un piano industriale adeguato al mercato in cui deve competere, per cui una compagnia bonsai sarebbe messa al tappeto ancora prima di iniziare la gara. Sono necessari almeno 100 aeromobili e un piano industriale che rafforzi il cargo, visto che la domanda con la pandemia è cresciuta molto, e che si posizioni sulle rotte più redditizie del lungo raggio.Ricordiamo - concludono i segretari generali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti - che nella vicenda Alitalia sono coinvolti 11 mila lavoratori tra il personale diretto e potenzialmente 40 mila lavoratori considerando anche gli indiretti. Anche alla luce dei recenti dati Istat non pensiamo che l’Italia possa permettersi nuovi disoccupati, senza contare le ricadute sull’economia nazionale e in particolare sul turismo. È da più di un mese che stiamo chiedendo un confronto interministeriale per entrare nel merito della vicenda ed esplorare tutte le possibili soluzioni e fino a oggi tutti stanno facendo orecchie da mercante".

In pratica si ritorna al punto di partenza che già vedeva Alitalia essere troppo strutturata per fare concorrenza alle low-cost e troppo piccola per poter imporsi sul ben più ricco mercato dei voli internazionali: per i voli commerciali il detto in medio stat virtus non funziona.