«Prima incassa posti e ministeri, poi fonda un "nuovo" partito per combattere Salvini. Che pena, cosa non si fa per salvare la poltrona... Il tempo è galantuomo, gli Italiani puniranno questi venduti».
Questo il commento di Matteo Salvini alla "svolta" di Matteo Renzi che ha annunciato il proprio addio al Partito Democratico. Queste le ragioni, ufficiali, con cui il senatore, adesso un po' meno semplice, ha spiegato la sua scelta:
«Ho deciso di lasciare il Pd e di costruire insieme ad altri una Casa nuova per fare politica in modo diverso. Dopo sette anni di fuoco amico penso si debba prendere atto che i nostri valori, le nostre idee, i nostri sogni non possono essere tutti i giorni oggetto di litigi interni.La vittoria che abbiamo ottenuto in Parlamento contro il populismo e Salvini è stata importante per salvare l’Italia, ma non basta. Adesso si tratta di costruire una Casa giovane, innovativa, femminista, dove si lancino idee e proposte per l’Italia e per la nostra Europa. C’è uno spazio enorme per una politica diversa. Per una politica viva, fatta di passioni e di partecipazione. Questo spazio attende solo il nostro impegno.Lascio le polemiche e le dietrologie a chi sta nei palazzi. Io sorrido a tutti e auguro buon ritorno a chi adesso rientrerà nel Pd. E in bocca al lupo a chi vi resterà. Per me c’è una strada nuova da percorrere. Lo faremo zaino in spalla, passo dopo passo.La politica richiede proposte e coraggio, non solo giochi di corrente. Noi ci siamo. Offriamo il nostro entusiasmo a chi ci darà una mano. Offriamo il nostro rispetto a chi ci criticherà. Ma offriremo soprattutto idee e sogni per l’Italia di domani. Ci vediamo alla Leopolda».
Prima di lasciare il Pd, per quel che può valere, Renzi ha chiamato il presidente del Consiglio Conte confermandogli che anche da parte del nuovo gruppo parlamentare non verrà meno l'appoggio al suo governo. Va ricordato che anche a Letta, quando era primo ministro, Renzi aveva espresso il suo sostegno con l'oramai famoso "stai sereno".
Nicola Zingaretti, segretario del Partito Democratico, ha espresso il suo commento alla decisione di Renzi con questa breve dichiarazione:
«Ci dispiace. Un errore dividere il PD, specie in un momento in cui la sua forza è indispensabile per la qualità della nostra democrazia. Ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buon governo e un nuovo Partito Democratico».
Silenzio, per ora, da parte del Movimento 5 Stelle e del premier Conte.
Quale possano essere le ragioni di Matteo Renzi per la scelta fatta? Mille. E dopo averle elencate tutte, si scoprirà che ne esisterà sempre una nuova. In ogni caso, è chiaro che la scelta è di puro opportunismo politico e del tutto coerente con la sua dichiarazione a sorpresa di proporre un'alleanza con i 5 Stelle per sostenere un nuovo governo. Scelta che, va ricordato, ha costretto Zingaretti a dare il proprio placet in tal senso, sebbene in precedenza avesse dichiarato che, in caso di crisi di governo, il Pd avrebbe chiesto le elezioni.
Se Renzi fosse rimasto nel Partito Democratico avrebbe finito per non contare più niente. Evidentemente ha capito che la sua stagione in quel partito era oramai tramontata. Alle prossisme elezioni gran parte dei suoi parlamentari non sarebbero stati ripresentati o non sarebbe stato loro garantito un collegio sicuro e, in tal modo, la possibilità di riprendersi la guida del Pd o di influenzarne le scelte sarebbe stata pura utopia.
Per questo motivo, Renzi si è fatto il proprio partito e, giustamente, ha iniziato a farlo conoscere fin da subito, in modo che gli elettori abbiano il tempo di poterlo conoscere, valutare e scegliere alle prossime politiche.
Tutto ciò renderà instabile il nuovo governo? Probabilmente accadrà l'esatto contrario. È evidente che con il nuovo partito renziano sarà difficile pensare che il governo giallorosso possa liberalizzare l'uso delle droghe leggere, però è altrettanto certo che Renzi non avrà alcun interesse nel far cadere il governo prima di aver avuto la certezza di poter avere una rappresentanza che possa contare nella prossima legislatura, garantita anche da una legge elettorale proporzionale.
Quindi, a differenza di Letta, Il premier Conte è certo di poter stare sereno, almeno per un po', anche se Renzi inizierà a "sgomitare" fin da subito per far vedere agli italiani che è lui a dare le carte. Da capire quanto 5 Stelle e Pd potranno sopportare i suoi "capricci".
Al di là di conoscere chi saranno con esattezza tutti i pretoriani che lo seguiranno in questa nuova avventura, si può già dire, fin d'ora, che per Nicola Zingaretti e per il Partito Democratico quella offerta da Renzi è un'occasione d'oro da sfruttare fin da subito per fare chiarezza su chi il partito voglia effettivamente rappresentare.
Il Pd, partito socialista di nome, adesso può realmente diventare partito socialista di fatto, recuperando anche al suo interno coloro che in precedenza ne erano usciti proprio a causa di Renzi e delle sue politiche.
A sinistra, non possono non dire grazie a Renzi per quanto fatto... andandosene dal Pd. Adesso sta a Zingaretti sfruttare l'occasione per dare una reale fisionomia, almeno socialdemocratica, al suo partito che potrà così offrire un'identità certa ad un elettorato che negli ultimi anni aveva smesso di andare a votare o aveva addirittura creduto di poter essere rappresentato dai 5 Stelle.