Oggi la Lega compie 40 anni e dopo il ripulisti di “mani pulite” oggi è il partito politico più longevo del parlamento italiano.
Il Carroccio fu fondato dal Senatur il 12 aprile 1984.
All’inizio fu la Lega Nord di Umberto Bossi, il senatur che voleva staccare la Padania – di cui in pochi conoscevano il nome, ma che tradotto voleva dire il Nord del paese – dal resto dell’Italia per farne uno Stato indipendente, uno Stato a parte lontano da “Roma Ladrona” in nome del federalismo tanto caro al filosofo del movimento Gianfranco Miglio e dal mito del federalismo.
Lo slogan era “La Lega ce l’ha duro!”, e Umberto Bossi – fondatore di quel movimento che giurò guerra ai Palazzi della Capitale – radunava i suoi a Pontida con il rito dell’ampolla contenente l’acqua del Po tanto più cara ai leghisti, vestiti da vichinghi e con le corna in testa, dell’acqua santa!
Poi l’alleanza con Berlusconi che porta al governo il senatur assieme a Fini e Casini. E a Roma i leghisti cominciano a capire che in fin dei conti in quella mangiatoia, senza sudare troppo, non si mangia poi così male!
Poi l’ictus: il vecchio capo, stanco e malato, deve lasciare e si dimette e dopo vent’anni gli subentra Roberto Maroni e la Lega è in caduta libera, fino a toccare il fondo: il 4,8% dei consensi elettorali.
Nel 2013 inizia l’ascesa di Matteo Salvini, che nel giro di cinque anni, porterà di nuovo la Lega al governo, con il M5S, divenendo vicepremier e ministro dell’Interno. Però finisce male con la storia del Papeete.
Salvini negli anni costruisce la sua di Lega, orfana dell’appendice “Nord” nel simbolo, per raccogliere voti anche nel Meridione d’Italia, depone l’ampolla, imbraccia crocefissi, madonne e rosari, firma la svolta sovranista e nazionalista, dimenticando la secessione.
Il ‘Capitano’, come è stato soprannominato, si rivela un leader in grado di portare al massimo storico gli ex lumbard e alle ultime elezioni europee, a maggio del 2019, raggiunge un clamoroso 34,3%.
Da quel momento in poi però, Salvini perde il tocco magico – un pò come accaduto all’altro Matteo, Renzi quello del PD – arrivando ad un modestissimo 8,9% alle ultime politiche che lo relega a vassallo di Giorgia Meloni e adesso, con Forza Italia che ha messo la freccia, la Lega corre il rischio di vedersi sorpassare, alle prossime elezioni europee, persino dagli eredi del Cavaliere!