Lo parresia di papa Francesco, il suo parlare chiaro va nel solco già tracciato da Giovanni Paolo II, che in occasione delle due Guerre del Golfo nel 1991 e nel 2003 non si piegò agli inviti di chi voleva una Chiesa con l’elmetto che benedisse la “guerra giusta”.
C’è come un partito della guerra, trasversale e presente nelle redazioni del mainstream, che dà la minore diffusione possibile a gesti del Santo Padre come la consacrazione di Russia e Ucraina al Cuore immacolato di Maria.
Il Papa mette la sua autorevolezza di contro al paradigma dello “scontro di civiltà” e all’unica lettura possibile che i media fanno credere esista, quella della guerra e del riarmo.
La parresia (dal gr. παρρησία, "libertà di parola") del Vescovo di Roma disturba il disegno d’imporre un’unica lettura possibile delle cose, ovviamente distribuendo la patente di insensibile traditore putiniano (in alternativa, di infantile irenista) a chiunque si permetta di avanzare dubbi e punti di vista altri.
Con la consacrazione di Ucraina e Russia al cuore immacolato di Maria, Francesco ricorda che soltanto un’Europa che respira con due polmoni può fermare questo conflitto fra civiltà.