Il mondo sottosopra. Quando si parla di ebrei e israeliani, che in base alle convenienze mettono in primo piano ora la nazionalità ora la religione, non ci si finisce mai di stupire.

Come al solito, il 25 aprile, la Comunità Ebraica, in questo caso quella romana, mette in scena la solita commedia in relazione alle celebrazioni dell'ANPI. Nel corteo del 25 aprile a Roma ci saranno anche i palestinesi, definiti dagli ebrei romani "eredi del Gran Mufti di Gerusalemme che si alleò con Hitler" e, pertanto, gli eredi della "brigata ebraica, corpo militare inquadrato nell’esercito inglese composto da ebrei che vivevano nelle colonie sotto il mandato britannico nell’odierna Israele," faranno a Roma una loro manifestazione di fronte a via Balbo.

Lo ha annunciato Ruth Dureghello, Presidente della Comunità Ebraica di Roma, che ha anche aggiunto che "l’ANPI che paragona la Comunità Ebraica di Roma a una comunità straniera è fuori dalla storia e non rappresenta più i veri partigiani. Oggi c’è bisogno di celebrare questa giornata senza faziosità e senza ambiguità."

Naturalmente, non poteva essere da meno il segretario del PD romano, il commissario Matteo Orfini - uno che da bimbo ha studiato per diventare Gramsci e che da grande è diventato un Farinacci qualunque - che ha annunciato che neppure quest'anno il Partito Di Renzi non parteciperà alla manifestazione romana dell'ANPI, il cui corteo "è diventato elemento di divisione quando dovrebbe essere invece l'occasione di unire la città intorno ai valori della resistenza e dell'antifascismo."

Ma forse agli ebrei romani e ai neo gerarchi del PD, quello che dà realmente fastidio è l'appello dell'ANPI per il 25 Aprile 2017:

"Il 25 aprile è la festa di tutte le italiane e gli italiani. Delle loro radici e del loro futuro. Ricordiamo i combattenti per la libertà, i loro sogni di democrazia, uguaglianza e felicità, il portare avanti con coraggio e tenacia la loro speranza di un Paese civile, giusto, solidale. Festeggiamo la Costituzione nel 70° anniversario della sua approvazione. Quello straordinario lavoro di concordia e responsabilità che condusse alla scrittura delle regole e della sostanza democratica della vita collettiva. Principi e valori realizzati solo in parte se guardiamo alla situazione complessiva dell'Italia dove un diritto elementare, come quello al lavoro, in particolare per i giovani, è disatteso, dove l'attuale modo di far politica per lo più allontana, invece di stimolare e promuovere la partecipazione popolare, dove l'orizzonte antifascista non è ancora pienamente patrimonio dello Stato in ogni sua espressione.

Dobbiamo essere uniti e tanti. A trasmetterci la voglia di essere parte attiva dell'irrimandabile processo di attuazione integrale della Costituzione, di contrasto ai troppi neofascismi che impazzano nelle strade e per il web illudendo una parte delle giovani generazioni, di costruzione di una diffusa e forte cultura del dialogo, della solidarietà, della pace.

Dobbiamo darci appuntamento per tutti i giorni a venire. Il 25 aprile rappresenti un impegno quotidiano a sentirci una comunità in marcia verso una democrazia realizzata fino in fondo."

Infatti, si parla di democrazia, concetto che per il PDR e la destra ebraica è paragonabile all'acqua santa per il demonio. Quindi, perché stupirsi per tali scelte? Il PDR ha tentato di smantellare la Costituzione cercando di dar vita ad un guazzabuglio normativo degno di una pochade, mentre Israele ed i suoi fans nostrani esultano quando un soldato ebreo ammazza a bruciapelo un combattente palestinese ferito a terra, inerme ed incapace di difendersi e di offendere, in barba a qualsiasi convenzione internazionale e al rispetto di qualsiasi diritto, partendo da quello umano. E costoro sono, naturalmente, gli eredi della brigata ebraica.

E allora perché corrucciarsi se decidono di non partecipare al corteo dell'ANPI? Dovremmo invece ringraziarli.