Con oltre 21mila, il Brasile è diventato il sesto paese al mondo per numero di decessi con coronavirus, mentre il totale dei contagiati ha superato i 330mila, dato che porta il gigante sudamericano ad essere il terzo Paese al mondo in questa particolare classifica, dopo Stati Uniti e Russia.
Questi dati, seppur drammatici, lo diventano ancor di più ricordando che sono conseguenti a test limitati solo alla popolazione che finisce negli ospedali. I numeri reali del contagio sono sicuramente maggiori del migliaio di morti e dei 20mila nuovi contagiati ogni 24 ore.
Il focolaio epidemico più importante è a San Paolo, la più grande città del Brasile con circa 12 milioni di abitanti, dove la popolazione da mercoledì è in "vacanza" per cinque giorni, nel tentativo di frenare la diffusione del virus. Ai residenti è stato impedito di circolare a piedi, ma non in auto, così si teme che molti ne abbiano approfittato per farsi realmente una vacanza, con la conseguenza di diffondere ulteriormente il contagio.
Contagio che parrebbe ormai aver raggiunto anche le aree meno sviluppate diffondendosi tra le comunità indigene del Paese che, oltre a non poter usufruire di strutture sanitarie adeguate, sono anche più vulnerabili alle malattie.
E tutto questo mentre il presidente Jair Bolsonaro continua a negare i rischi rappresentati dal virus, pretendendo che i governatori dei vari Stati allentino le misure di blocco in modo da rilanciare l'economia. Un atteggiamento, quello di Bolsonaro, che nell'ultimo mese ha portato due ministri della Sanità a dimettersi dal loro incarico.
Bolsonaro ha paragonato il virus a "una piccola influenza", promuovendo l'uso della clorochina come metodo efficace di contrasto al virus, sebbene la comunità scientifica abbia ampiamente affermato che ciò non è stato affatto dimostrato, aggiungendo anche che quel farmaco è oltretutto pericoloso e va usato sotto costante controllo medico.
Tra l'altro, uno studio pubblicato The Lancet, che ha analizzato i dati di quasi 15.000 pazienti con Covid-19 che hanno ricevuto clorochina o suo analogo, o idrossiclorochina (ingerita con o senza gli antibiotici azitromicina o claritromicina), suggerisce che il trattamento farmacologico antimalarico è associato ad un aumento dei tassi di mortalità e ad un aumento delle aritmie cardiache tra i pazienti Covid-19 ricoverati in ospedale.