La Gran Bretagna ha ufficialmente abbandonato l'Unione Europea lo scorso 31 gennaio. Rispetto al passato, però, nulla è cambiato. Infatti, quello in corso, è un periodo di transizione che durerà fino al 31 dicembre, nel quale Ue e Regno Unito avrebbero dovuto concordare norme e regolamenti riguardanti gli scambi commerciali, cercando di mantenerle quanto più possibile inalterate, per garantire gli stessi benefici attuali alle rispettive filiere.

Però, con l'avvicinarsi della scadenza del 1 gennaio, si allontana la possibilità di trovare un accordo tra le due parti.

I colloqui sono stati ritardati a causa della pandemia, ma non è certo questa l'unica ragione che ha reso difficile un accordo tra Ue e Regno Unito per evitare una hard Brexit che, in base a quanto dichiarato ieri dal premier britannico Johnson, sarebbe inevitabile se le due parti non trovassero un punto d'intesa entro il prossimo 15 ottobre.

Il principale punto di contrasto è rappresentato dal fatto che l'Ue pretende che il Regno Unito recepisca le sue normative su temi relativi a diritti dei lavoratori, ambiente e aiuti di Stato (assistenza finanziaria fornita dal governo alle imprese).

Ma il Regno Unito ricorda all'Ue che il motivo per cui è stato promosso il referendum sulla Brexit era proprio quello di liberarsi dalle regole comunitarie. Pertanto, seguendo le direttive Ue, ciò che è stato messo alla porta, rientrerebbe dalla finestra.

I temi più spinosi al riguardo sono quelli relativi alla aree di pesca e alla questione irlandese con le due Irlande che, per motivi politici, non possono chiudere le frontiere, ma che, allo stesso tempo, dovrebbero applicare dazi doganali diversi sulle merci in ingresso.

Come si può ben comprendere, al di là degli ultimatum di Johnson, la possibilità che Ue e Regno Unito potessero trovare un accordo era già molto scarsa, anche in considerazione del fatto che ciò che verrebbe pattuito tra le due parti dovrebbe poi essere approvato singolarmente da tutti i Paesi dell'Unione.

Che cosa accadrà? Se nessun accordo dovesse essere sottoscritto, il Regno Unito vedrà messe in gioco il 43% delle esportazioni e il 51% delle importazioni verso l'Unione Europea.

E mentre per martedì è previsto l'ottavo round dei colloqui tra Ue e Gran Bretagna, il Governo Johnson ha annunciato di voler approvare una nuova legge che rivedrebbe in maniera significativa quanto deciso in precedenza sulla regolamentazione del traffico doganale tra le due Irlande, peraltro venendo meno a quanto concordato con l'Unione europea lo scorso anno.

Quindi, la hard Brexit è di fatto già decisa.