Il Partito Democratico [quello guidato da Renzi, ndr.] ha portato l'Italia fuori dalla crisi, ha abbassato le tasse, ha difeso i risparmiatori e non i banchieri, ha dato gli 80 euro a dieci milioni di persone, la quattordicesima ai pensionati, ha assunto centomila docenti...

Questi gli argomenti del discorso di chiusura di Renzi alla tre giorni della Conferenza Programmatica del PD che si è tenuta a Napoli. Ma quello che tutti attendevano era ciò che avrebbe detto in merito ai futuri scenari politici che vedranno il suo partito impegnato nelle prossime elezioni politiche.

Queste le parole di Renzi: «Io, i veti non li metto nei confronti di nessuno... superando gli insulti. Non si vive di rancore. Siamo in una totale trasparente disponibilità. Noi non mettiamo veti, perché ci vogliono i voti. Ma non vogliamo nemmeno che ci impongano i veti, perché non possiamo pensare di non avere uno sbocco al centro. Quindi nessun veto alla nostra sinistra, ma "nessun veto al centro".

Noi abbiamo vissuto con tristezza l’abbandono del Presidente Grasso, ma non possiamo accettare che si dica che aver messo la fiducia è un atto di violenza, perché una regola parlamentare non può essere un atto di violenza. Con la fiducia abbiamo approvato grandi riforme, e non credo che questo sia stato un atto di violenza. Io non sono d’accordo su quanto detto da Giorgio Napolitano, ma non possiamo permettere a chi come Di Battista l’ha fatto di insultare il Presidente emerito.

Noi siamo una squadra, ci possono essere idee diverse, ma non possiamo permetterci continue baruffe. Il Pd ha un compito enorme, quindi non facciamo polemica a tutti i costi, e io personalmente ne avrei di motivi. Noi possiamo riportare il Pd al governo del Paese, facendo una campagna elettorale seria, candidando personalità e persone che hanno anche i voti. Noi siamo una squadra, il problema non è chi di noi sarà al governo, è se ci saremo noi o gli altri.

Mettiamoci al lavoro, ascoltando le persone, abbiamo 4/5 mesi davanti per cercare di convincere più persone della bontà del nostro progetto. Se il Pd prende i voti non ci saranno le larghe intese, noi vogliamo governare da soli, con la coalizione che metteremo in campo e non con gli avversari. Se c’è una forza che può camminare a testa alta è il Pd e dovete esserne orgogliosi.»


Un'apertura di Renzi alla sinistra radicale? No, una semplice riproposizione di quello che, calcisticamente parlando, potremmo definire un calcio di rinvio che, politicamente, potrà permettere al segretario del PD, in futuro, di affermare che lui l'alleanza l'ha proposta, ma sono gli altri a non averla voluta accettare.

Incredibilmente, stavolta, Roberto Speranza, coordinatore di Mdp, sembra averlo capito e gli ha prontamente replicato in questi termini: «Ancora un racconto dell’Italia tutto rose e fiori. È proprio il contrario di quello che incontro ogni giorno tra le persone. Renzi è un disco rotto. Destra e populismi sono così forti proprio per le politiche sbagliate di questi anni. Senza cambiarle radicalmente nessuna alchimia elettorale potrà fermarli.»