New York, anni ’30. Le strane notturne, umide e silenziose, ovattano la musica jazz dei locali più “in”. La città fa sentire il proprio respiro attraverso le sbuffate di vapore dei tombini arrugginiti. Le luci di Time Square scaldano il cuore nelle fredde sere invernali.
Con luci, piume e paillette si camuffa il decalogo di regole imposte dalle cosiddette società della temperanza negli anni del proibizionismo.

È in questo clima lontano nel tempo caratterizzato tutt’oggi da enorme capacità di seduzione, che prendono vita locali molto particolari, misteriosi e proprio per questo affascinanti, gli speakeasy.

Durante gli anni del proibizionismo la vendita il commercio e il consumo di alcolici erano vietati nonché perseguibile penalmente. E beh, si sa che quando qualcosa è proibita è avvolta da un’aurea magnetica in grado di attrarre ogni cosa ancora di più a se. Inevitabilmente gli esercizi commerciali trovarono un escamotage attraverso il quale proseguire con la somministrazione della bevanda proibita.

E così, chi passava al 102 di Norfolk Street nell’East Village, per esempio, bussava ad una porta e si faceva identificare attraverso lo spioncino. Entrando in una stanza bussava ad un a libreria mobile ed ecco che a questo punto si accedeva al bar segreto dedicato al consumo di alcolici.
Uomini e donne seduti ai tavoli a chiacchierare senza far troppo baccano per non essere scoperti (da qui forse l’espressione speakeasy = parlare piano) consumavano le migliori bevande alcoliche si riuscivano a reperire in quel periodo, mentre di sottofondo una vecchia radio liberava musica jazz contornata da un suono ruvido. Siamo all’interno del Back Room, quello che è stato definito uno dei migliori bar segreti della metropoli.
Le bevande per non destare sospetto erano camuffate con estratti di thè ed erbe aromatiche; così nasce il bartender mixologist. Inoltre spesso venivano servite in tazze da te per non destare sospetti nel caso ci fossero in sala poliziotti sotto copertura.

Ogni speakeasy ha il proprio stile ed il proprio segno distintivo.
Un piccolo locale che fa ottimi hot dog dotato di una cabina telefonica all’interno non ha nulla di speciale; alzando la cornetta e dicendo la parola segreta ecco aprirsi una delle pareti della cabina, in realtà una porta. Ci troviamo al Pdt (Please don’t tell), al 113 di St. Marks Place, nell’East Village, a Manhattan.

Naturalmente leggi e divieti aprono nuove strade alla criminalità organizzata; in molti dei locali segreti anni’30 non era raro incontrare gangster con il proprio seguito. Spesso e volentieri erano loro stessi finanziatori dei locali o in ogni caso coloro che fornivano illegalmente le bevande proibite.

Oggi a Roma è possibile trovare unno speakesy nascosto tra le ombre di Colle Oppio, a pochi passi da Colosseo. Questo locale si chiama “Scuderie del colle”, un club esclusivo dove per entrare c’è bisogno di conoscere la parola segreta. E come si fa ad entrare in possesso della parola segreta? Seguendo i canali social del lounge bar della Capitale. Settimanalmente Scuderie del Colle sottopone i membri del club ad un indovinello e solo chi trova la soluzione vedrà il cancello aprirsi. È un locale che vale davvero la pena scoprire.

Per saperne di più visita il sito di questo bar segreto, Scuderie del colle.