Chiara Ferragni, la componente femminile del duo Ferragnez, la coppia di tamarri glamour universalmente riconosciuta come i social influencer di maggior successo, ha realizzato un film documentario su se stessa: "Chiara Ferragni: unposted".

Il film, presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia nella sezioni "Sconfini", è stato giudicato dalla critica come una cagata pazzesca.


Quelli riportati di seguito sono alcuni dei giudizi espressi dalla stampa specializzata:

Una versione estesa (e montata con cura) della sua pagina Instagram (movieplayer.it).Chiara Ferragni – Unposted è il vero pacco rigorosamente laccato e social di Venezia 76 (Il Fatto Quotidiano).Una storia di Instagram dall’estetica più ricercata e patinata, girata con enfasi estetizzante e tutta al servizio della protagonista (comingsoon.it).Un racconto che obbedisce a un solo apologetico imperativo: l’aurea gentilezza di Chiara e l’assenza di conflitto nella sua comunicazione (mymovies.it).Non è cinema, è propaganda, di quelle che pensavamo adatte a Kim Jong-un e non a una Mostra d’Arte Cinematografica (Corriere della Sera).Un’agiografia monocorde e monodimensionale in cui la sua figura viene esaltata in ogni modo e da più voci, senza contraddittorio, senza distacco critico, senza l’accenno di una qualsiasi ombra che sarebbe stata necessaria per vedere una Chiara più vicina, più vera, più umana (GQ Italia).Il Festival, per quanto prestigioso, non può brillare di luce propria, bensì della luce che le pellicole proiettate riescono a trasmettere, luce di cui Unposted non brilla di certo (ciakclub.it).Ferragni non si mette mai davvero a nudo, e il massimo della sofferenza che sembra disposta ad affrontare per diventare “la Chiara che vorrebbe essere” è un piercing al capezzolo (bestmovie.it).


Nel primo giorno di programmazione nei cinema, il docufilm della Ferragni è stato il più visto di tutto, praticamente un successo e di incassi, come dimostra la tabella di seguito riportata.

 

Primo film in assoluto con oltre 50mila persone ed oltre 500mila euro d'incasso. 5 volte i numeri di due blockbuster americani.

Nulla di male, per carità, che accada una cosa simile. Il guaio è che delle persone, anche adulte, abbiano sentito il bisogno di muoversi da casa per assistere all'esaltazione del nulla, anzi alla sua sublimazione.

A parte le qualità estetiche, pur non eccezionali, ed i prodotti che ossessivamente pubblicizza, che cosa offre la "signora" Ferragni? Il nulla, lo stesso ben rappresentato nel suo documentario.

La gente è libera di spendere il proprio tempo e i propri soldi come meglio crede: e questo è un diritto indiscutibile. Quello che però fa riflettere e preoccupa è che sia disposta a farsi vendere il nulla ed a farselo piacere.

E purtroppo queste persone non sono solo adolescenti, ma anche persone adulte a cui è concesso il diritto di voto.