Giovedì, il premier Draghi, il presidente della Repubblica francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz si sono recati in treno a Kiev dove, insieme al presidente della Romania Iohannis, hanno incontrato Volodymyr Zelensky, dopo aver visitato in mattinata la città di Irpin, o meglio quel che ne rimane.

Così il presidente del Consiglio Mario Draghi ha riassunto i temi dell'incontro ai giornalisti:

Oggi è una giornata storica per l'Europa. Italia, Francia e Germania – tre Paesi fondatori dell'Unione europea e il Presidente della Romania sono venuti in Ucraina per offrire il loro sostegno incondizionato al Presidente Zelensky e al popolo ucraino. Un popolo che si è fatto esercito per respingere l'aggressione della Russia, per vivere in libertà.L'Unione europea ha dimostrato e dimostra oggi una straordinaria unità nel sostenere l'Ucraina in ogni modo, così come è stato chiesto dal Presidente Zelensky. Lo hanno fatto i Governi degli Stati membri, lo hanno fatto i Parlamenti, lo hanno fatto i loro cittadini. Voglio ricordare a questo proposito la grande solidarietà mostrata dagli italiani, da tutti gli europei che hanno accolto nelle loro case coloro che scappavano dai bombardamenti nel loro Paese, l'Ucraina.La visita di oggi, insieme a quelle di tanti altri leader europei venuti a Kiev nelle scorse settimane, conferma inequivocabilmente il nostro sostegno, quello dell'Europa e dei nostri alleatiA questo proposito voglio dire però oggi che il messaggio più importante della nostra visita è che l'Italia vuole l'Ucraina nell'Unione europea. E vuole che l'Ucraina abbia lo status di candidato e sosterrà questa posizione nel prossimo Consiglio europeo. Il Presidente Zelensky, come ha appena detto, naturalmente comprende che la strada da candidato a membro è una strada, non è un punto. E' una strada che dovrà vedere le riforme profonde della società ucraina.Siamo a un momento di svolta nella nostra storia. Il popolo ucraino difende ogni giorno i valori di democrazia e libertà che sono alla base del progetto europeo, del nostro progetto. Non possiamo indugiare, ritardare questo processo. Dobbiamo creare una comunità di pace, di prosperità e di diritti che unisca Kiev a Roma, a Parigi, a Berlino e a tutti gli altri Paesi che condividono questo progetto. Le atrocità commesse in questa guerra testimoniano con terribile chiarezza quanto questo progetto sia essenziale.Oggi ho visitato Irpin, un luogo di massacri compiuti dall'esercito russo. Sono fatti terribili, che turbano nel profondo e che condanniamo senza esitazioni.  Diamo il nostro completo sostegno alle indagini degli organismi internazionali sui crimini di guerra. Ma oggi sentendo la spiegazione di colui che ci ha accompagnato a vedere il risultato di questi bombardamenti, ho sentito orrore ma ho sentito anche speranza. Speranza per la ricostruzione, speranza per il futuro. E noi oggi siamo qui per questo, per aiutare l'Ucraina a costruire il suo futuro.Vogliamo che si fermino le atrocità e vogliamo la pace. Ma l'Ucraina deve difendersi se vogliamo la pace, e sarà l'Ucraina a scegliere la pace che vuole. Qualsiasi soluzione diplomatica non può prescindere dalla volontà di Kiev, da quello che ritiene accettabile per il suo popolo. Soltanto così possiamo costruire una pace che sia giusta e duratura.Dobbiamo anche sbloccare i milioni di tonnellate di grano che sono bloccati nei porti del Mar Nero. Ho appreso oggi che ci sono due settimane per sminare i porti, il raccolto arriverà alla fine di settembre, e una serie di scadenze che diventano sempre più urgenti. Sono scadenze che ci avvicinano regolarmente, inesorabilmente al dramma. Per farlo, per evitare questo terribile evento, occorre creare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano. Perché la crisi umanitaria in Ucraina non deve trasformarsi in una catastrofe mondiale. L'unico modo di procedere è avere una risoluzione delle Nazioni Unite che regoli la creazione di corridoi nel Mar Nero. La Russia finora l'ha rifiutataQuesto è il momento dell'Europa. Dobbiamo raccogliere le sfide che abbiamo davanti a noi con coraggio, con lo stesso coraggio che ha dimostrato il presidente Zelensky, con determinazione, con unità. Lo dobbiamo agli ucraini e lo dobbiamo agli europei.

Questi, nel complesso, i punti argomento di discussione del mini vertice riassunti durante la conferenza stampa dagli altri leader:

I leader hanno affermato di sostenere la richiesta dell'Ucraina di aderire all'Unione europea e che al paese dovrebbe essere concesso lo status di candidato.

Scholz ha affermato che Ucraina e Moldova appartengono alla famiglia europea, ma dovrebbero comunque soddisfare i criteri per l'adesione, aggiungendo che la Germania avrebbe continuato a sostenere Kiev sia finanziariamente che militarmente per tutto il tempo necessario. 

Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che l'Ucraina può contare sul sostegno dei suoi alleati, ricordando però che era necessario mantenere una sorta di canale di comunicazione con il presidente russo Vladimir Putin.

Zelensky ha dichiarato che l'invasione della Russia è stata un attacco a tutta l'Europa e solo un'azione unitaria potrà fermarlo. Ha anche detto che la visita dei leader ha mostrato che l'Ucraina non era sola nella sua lotta.

E per coloro che avevano assicurato che questa visita a Kiev  sarebbe stata una sorta di ultimatum al presidente ucraino a cui i leader europei avrebbero intimato di arrendersi, va aggiunto che i leader hanno anche dichiarato che altre armi sono state inviate in Ucraina, inclusi altri sei cannoni Ceasar a lungo raggio da parte della Francia!

In giornata, ci sono state anche le dichiarazioni di Boris Johnson che, in qualche modo, doveva dimostrare di non essere da meno dei colleghi sul Continente, così ha fatto sapere, insieme alla sua ministra agli Esteri, che la Russia non solo dovrà uscire sconfitta dal conflitto, ma dovrà pure finire in ginocchio.

Parole che non sono piaciute al ministro degli Esteri russo Lavrov che, a margine del Forum economico internazionale di San Pietroburgo in un'intervista al canale NTV, ha detto che oramai la Russia sta guardando a Oriente e che l'Europa non è più tra le priorità.

Difficile che con tali premesse si possa continuare ad ipotizzare, a breve, colloqui di pace o una qualche sorta di tregua.