Dal suo punto di vista, Elon Musk non voleva lasciarsi sfuggire una seconda opportunità per ricevere nuove critiche, a seguito del "successo" ottenuto la scorsa settimana, dopo aver promosso su Twitter i suoi suggerimenti per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina, vagheggiando la possibilità, da parte di Kiev, di cedere a Mosca parti del suo territorio, Crimea inclusa. Una proposta applaudita dal Cremlino, ma che ha  fatto infuriare Zelensky e i suoi ministri.

Ma per Musk quell'uscita è stata giudicata tutt'altro che un infortunio, così nel fine settimana, in una intervista al Financial Times l'uomo più ricco del mondo ha pensato bene di indicare una soluzione anche per la crisi tra Taiwan e Cina, ritenendo che i due governi potrebbero raggiungere un accordo ragionevolmente soddisfacente per entrambi.

L'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, con Pechino che rivendica l'isola come parte del suo territorio, ha elogiato Musk per quanto ha detto, mentre di tutt'altro avviso è stato il suo omologo taiwanese che ha affermato che la libertà "non è in vendita". 

Da aggiungere, che il nuovo commento di Musk è stato fatto dopo che Tesla ha fatto registrare il record mensile di vendite in Cina per le sue vetture. Un commento, pertanto, non così disinteressato.

Un'ultima considerazione riguarda però il perché Musk si debba esprimere su argomenti che non lo riguardano o che, al massimo, potrebbero riguardare marginalmente le sue attività. Non perché abbia i quattrini, Elon Musk può infatti ritenersi investito del diritto di proporre ad altri Stati come debbano vivere e se sia per loro conveniente sottostare o meno a regimi dittatoriali.

Lui, a quanto pare, non si preoccupa affatto di ciò, ma non è chiaro perché anche i media non se ne preoccupino, sentendo il bisogno di interrogarlo al riguardo.