Per chiarire geograficamente e politicamente ciò che sta accadendo al confine tra Siria e Turchia è d'obbligo una premessa che descriva la situazione nel nord della Siria.

La regione, che interessa i 3/4 del confine meridionale turco, è occupata da quello che si definisce Kurdistan occidentale (Kurdistana Rojava).

Come riporta "rete Kurdistan", il Kurdistan occidentale è a sua volta suddiviso in tre regioni a maggioranza curda che operano nell'ambito di uno stesso coordinamento, L'Alto Consiglio Curdo, insieme alle Forze di Difesa del Popolo (YPG) che garantiscono il controllo e la difesa delle frontiere.

Ad est del Kurdistan occidentale vi è la regione di Cizre, di cui i tre quarti sono sotto il controllo delle autorità curde. La popolazione della zona supera il milione di abitanti.

In mezzo abbiamo la regione di Kobane, attraversata dall'Eufrate, la cui economia è basata sull'agricoltura e dove vivono più di 500mila curdi.

Infine, ad occidente, la regione di Efrin, anch'essa con 500mila abitanti il cui numero però, a causa della guerra e delle migrazioni interne dalle altre città, potrebbe essere addirittura raddoppiato.


Domenica, a seguito di un colloquio tra Erdogan e Trump, la Casa Bianca ha fatto sapere di essere stata informata di un'operazione militare, pianificata a lungo, in base alla quale la Turchia invaderà il nord della Siria e, per tale motivo, le forze armate degli Stati Uniti che non sostengono tale iniziativa, per non essere coinvolte, si ritireranno dalla zona, anche perché la loro presenza non è più necessaria, poiché l'Isis è stato sconfitto.

Peccato, però, che l'amministrazione Trump si sia dimenticata che a sconfiggere l'Isis, sul campo, hanno contribuito soprattutto i curdi, a cui gli americani hanno fornito solo supporto militare e logistico, evitando di intervenire direttamente.

Nella nota della Casa Bianca si aggiunge anche che il governo degli Stati Uniti è intervenuto nei confronti di Francia, Germania e altre nazioni europee, da cui provenivano molti combattenti dell'Isis catturati nel nord della Siria negli ultimi due anni, perché questi venissero ripresi dai rispettivi Paesi che, però, si sarebbero rifiutati di farlo. Pertanto, gli Stati Uniti, per evitare che questi prigionieri siano a loro carico per molti anni con costi enormi per il contribuente americano, hanno dichiarato che di loro se ne occuperà la Turchia.

I prigionieri di cui si parla, in realtà sotto la custodia dei curdi, sono circa 13mila, di cui circa 2.500 europei.


Il presidente turco Erdogan aveva annunciato l'ingresso nel nord della Siria delle truppe di Ankara già sabato scorso in un discorso ai membri del partito di governo AKP ad Ankara: «Forse oggi, forse domani l'esercito turco, per la salvaguardia di interessi di sicurezza inizierà un'offensiva aerea e di terra nella Siria del nord».

L'agenzia di stampa curda siriana Hawar e l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, quest'oggi hanno dichiarato che le truppe americane hanno evacuato le loro postazioni vicino alle città di Ras al-Ayn e Tal Abyad.

Lo scorso fine settimana, il portavoce del Pentagono Sean Robertson aveva dichiarato che ogni operazione militare non coordinata da parte della Turchia sarebbe stata estremamente preoccupante, dato che avrebbe minato l'interesse Usa per una Siria del nord sicura, oltre la possibilità di sconfiggere definitivamente l'Isis.


Come non detto! Ma per Erdogan, l'invasione del nord della Siria è anche una necessità di politica interna, dopo le sconfitte nelle amministrative ad Istanbul e Ankara e alla crisi economica in atto, a causa della quale è anche fortemente cresciuto il malumore nei confronti dei profughi siriani.

Un po' di sano nazionalismo - in questo caso a spese dei curdi le cui rivendicazioni territoriali sono sempre state negate nonostante gli accordi seguiti alla prima guerra mondiale - non guasta mai, specialmente quando c'è da rinforzare un potere politico in difficoltà.

E adesso la comunità internazionale dovrebbe assistere a quello che si prospetta un ennesimo massacro di civili, ignorando quello che sta accadendo?


E tanto per avere un'idea di che cosa sia in realtà il "personaggio" Trump, ecco il suo allucinato e allucinante commento su questa vicenda che lo vede protagonista:

"Se la Turchia farà qualcosa che io, nella mia grande e ineguagliata saggezza, considererò oltre i limiti, distruggerò totalmente l’economia della Turchia (l’ho già fatto!)"...