Con 95 voti favorevoli e 38 contrari, l'Assemblea, mercoledì 20 luglio, ha approvato la proposta di risoluzione n. 2, presentata dal sen. Casini, sulla quale il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha posto la questione di fiducia.
Nel comunicato di seduta del Senato, questo il riepilogo delle dichiarazioni di voto da parte dell'Aula:
Hanno dichiarato la fiducia i sen. Unterberger (Aut), Di Nicola (Ipf-CD), Renzi (IV-PSI), Simona Malpezzi (PD); la sen. Loredana De Petris (Misto-LeU) ha rilevato che la crisi politica poteva e doveva essere evitata e ha posto l'accento sul salario minimo, la lotta alla povertà, il reddito alla cittadinanza. In dissenso dal Gruppo, il sen. Cangini (FIBP-UDC) ha annunciato la fiducia.La sen. Bernini (FIBP), con amarezza, ha annunciato la non partecipazione al voto della risoluzione del sen. Casini, dopo aver ricordato che Berlusconi è stato il primo a proporre il Governo di unità nazionale; Forza Italia ha dato al Governo massima agibilità, ha sacrificato temi identitari, ha contribuito a rendere provvedimenti di taglio ragionieristico più rispondenti ad esigenze reali; il patto di fiducia del Governo di unità nazionale è stato rotto la scorsa settimana, Forza Italia ha chiesto un nuovo patto su nuove fondamenta, non un appuntamento al buio. Anche il sen. Candiani (L-SP) ha ricordato che la Lega è stata leale con il Governo, mentre altre forze politiche hanno creato fibrillazioni; il Presidente del Consiglio non ha parlato delle cartelle esattoriali, dell'immigrazione incontrollata, delle difficoltà di bilancio degli enti locali; non ha trattato allo stesso modo le diverse forze politiche di maggioranza, non ha accettato la proposta che chiedeva un Governo rinnovato. La sen. Castellone (M5S) ha annunciato la non partecipazione al voto, dopo aver ricordato che M5S non ha votato il decreto della scorsa settimana perché non dava risposte al caro vita e conteneva la norma sugli inceneritori, mentre la Lega non ha votato il green pass, Italia Viva non ha votato la riforma Cartabia... ma ciò non ha provocato una crisi di Governo. Un Governo di alto profilo non dovrebbe schierarsi contro una forza politica e smantellare tutte le sue misure: il Presidente del Consiglio non ha fatto nessun cenno al fatto che il Governo Conte ha ottenuto il Next generation EU, non ha dato risposte all'agenda sociale proposta da M5S.Hanno negato la fiducia il sen. Crucioli (UpC-CAL), secondo cui il Governo Draghi non è nato per affrontare le emergenze nazionali ma per garantire obbedienza alla politica aggressiva degli USA contro la Russia e la Cina; sarà sempre più evidente con la manifestazione degli effetti della crisi che il Governo non persegue l'interesse nazionale. Il sen. Ciriani (FdI) ha sottolineato la scarsa serietà delle dichiarazioni e delle manifestazioni di questi giorni e ha rilevato che il discorso del Presidente del Consiglio compiace il PD e penalizza il centrodestra. Hanno negato la fiducia, in dissenso dal Gruppo, i sen. Ciampolillo, Paola Nugnes (Misto) e Paragone (Misto-Italexit) che hanno riassunto il programma del Presidente del Consiglio in un progetto di austerità, ingiustizia sociale, atlantismo cieco.
Da sottolineare che governo ha ottenuto la fiducia del Senato grazie al fatto che il numero legale è stato garantito dai senatori 5 stelle attraverso la formula "presente non votante".
In pratica, Draghi ha tecnicamente ottenuto la fiducia, senza però avere l'appoggio di un numero di parlamentari sufficiente a supportare il normale svolgimento dei lavori della sua maggioranza. La conclusione dell'esperienza del governo Draghi sembra scontata. A questo punto, in teoria, non sembra che ci sia altra strada per il premier che salire al Quirinale, per consentire al capo dello Stato di prendere le sue decisioni sul prosieguo della crisi... con la strada delle elezioni che sembra l'unica percorribile.
Una strada che mette in crisi diverse forze politiche, per ragioni diverse, e prima tra tutte IPF, l'Italia per il Futuro di Di Maio che, improvvisamente dalle stelle si vede proiettato nelle stalle. Il ministro degli Esteri ha commentato così:
"Una pagina nera per l’Italia. La politica ha fallito, davanti a un’emergenza la risposta è stata quella di non sapersi assumere la responsabilità di governare. Si è giocato con il futuro degli italiani. Gli effetti di questa tragica scelta rimarranno nella storia".
E tra coloro che sono in crisi, perché adesso alle prossime elezioni non sanno chi li potrà imbarcare, ci sono i renziani, con in testa Matteo Renzi, che rischia di perdere una delle sue principali fonti di reddito:
C'è rimasto male pure Enrico Letta, Pd:
"In questo giorno di follia il Parlamento decide di mettersi contro l'Italia. Noi abbiamo messo tutto l'impegno possibile per evitarlo e sostenere il governo Draghi. Gli italiani dimostreranno nelle urne di essere più saggi dei loro rappresentanti".
Lega e Forza Italia devono ancore riflettere per dar sfogo alla loro propaganda, ma in casa Berlusconi si registrano le prime fratture con la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini, che non ha condiviso la scelta dell'astensione e ha annunciato che lascerà il partito:
"Ho ascoltato gli interventi in Aula della Lega e di Forza Italia, apprendendo la volontà di non votare la fiducia al governo (esattamente quello che ha fatto il Movimento 5 Stelle giovedì scorso. In un momento drammatico per la vita del Paese, mentre nel cuore dell’Europa infuria la guerra e nel pieno vortice di una crisi senza precedenti, una forza politica europeista, atlantista, liberale e popolare oggi avrebbe scelto di stare, senza se e senza ma, dalla parte di Mario Draghi. Forza Italia ha invece definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini. Se i danni prodotti al Paese dalle convulsioni del Movimento 5 Stelle erano scontati, mai avrei immaginato – sottolinea – che il centrodestra di governo sarebbe riuscito nella missione, quasi impossibile, di sfilare a Conte la responsabilità della crisi: non era facile, ma quando a dettare la linea è una Lega a trazione populista, preoccupata unicamente di inseguire Giorgia Meloni, questi sono i risultati. Questa Forza Italia non è il movimento politico in cui ho militato per quasi venticinque anni: non posso restare un minuto di più in questo partito".
Per il presidente Conte (Movimento 5 Stelle), il non voto, è stata una decisione invitabile, conseguente alle parole di Draghi:
"Oggi ci aspettavamo di sentir parlare di impegni precisi su salario minimo, stipendi dei lavoratori, misure per salvare 50mila piccole imprese nel settore dell’edilizia. Invece siamo stati oggetto solo di attacchi politici per metterci alla porta. Continueremo le nostre battaglie per il Paese e per chi non conta, per chi non ha voce"...
Scatenata, come è normale che sia, Giorgia Meloni (Fratelli d'Italia) che chiede le elezioni... subito: