"I preti sposati latinoamericani chiedono di partecipare al Sinodo di ottobre".

La richiesta pubblicata in Italia dall'Agenzia Adista è stata commentata dal Movimento Internazionale dei Sacerdoti sposati fondato nel 2003 da don Giuseppe Serrone: "Negli anni sono stati realizzati numerosi eventi e iniziative per richiedere, senza riscontro concreto in Vaticano,  la riammissione al ministero dei preti sposati con le loro famiglie.

La lettera di Sebastián Cózar Gavira, Presidente della Federazione Latinoamericana dei Preti Sposati al segretario generale della Segreteria Generale del Sinodo, card. Mario Grech si incentra principalmente sull'abolizione del celibato obbligatorio dei preti. Tabù invece la loro riammissione al ministero che se attuata nel mondo potrebbe immediatamente arginare la crisi dei preti. Auspichiamo che la riammissione al ministero pastorale dei preti sia oggetto di un prossimo provvedimento papale".

Di seguito il testo della lettera diffusa da Religión Digital:

"...la missiva chiede che nell’ultima assise del Sinodo sulla sinodalità, che si terrà il prossimo ottobre, si possa parlare «con sincerità» del ministero dei preti sposati e che questi siano accolti nell’assemblea con un loro contributo.«Esimio cardinale Mario Grech,la Federazione Latinoamericana dei Preti Sposati desidera condividere con voi la sua riflessione e apportare il suo contributo all’Instrumentum laboris in relazione al celibato facoltativo.Per una migliore comprensione, evidenziamo alcuni passi di questo importante documento:N. 27. «E vi sono diversità di carismi, ma uno stesso Spirito; Ci sono diversità di ministeri, ma lo stesso Signore; e non c'è diversità di azioni, ma lo stesso Dio che opera tutto in tutti. Ma a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune» (1 Cor 12,4-7).N. 31. «... Il Concilio Vaticano II insegna che è compito dei pastori riconoscere i ministeri e i carismi "in modo che tutti, a modo loro, cooperino unanimemente all'opera comune"» (LG 30).N. 33. «Il cammino fin qui percorso ha portato a riconoscere che una Chiesa sinodale è una Chiesa in ascolto, capace di accogliere e accompagnare, di farsi percepire come casa e famiglia. Si tratta di un'esigenza che si esprime in tutti i continenti e tocca persone che, per diverse ragioni, sono o si sentono escluse o ai margini della comunità ecclesiale, o faticano a trovare in essa il pieno riconoscimento della loro dignità e dei loro doni. “Questa mancanza di accoglienza li allontana, rende difficile il loro cammino di fede e di incontro con il Signore e priva la Chiesa del suo contributo alla missione”».Ora, noi sacerdoti sposati, condividendo queste riflessioni del Documento Instrumentum laboris e sulla base di quanto in esse espresso, riteniamo che sarebbe molto bene e salutare per la Chiesa se nell’incontro sinodale del prossimo ottobre si ponesse con sincerità, in il dialogo della fraternità sacerdotale, il ministero del prete sposato; cioè che il celibato sia facoltativo e non obbligatorio, pensando al bene della Chiesa e all'evangelizzazione. Riconosciamo e sosteniamo il celibato come un dono alla Chiesa, ma sappiamo anche che nel corso della storia e del tempo l'obbligatorietà di questa condizione ha causato non pochi problemi. Vogliamo che ci teniate in considerazione, che ci ascoltiate secondo i desideri espressi dal Sinodo stesso, come fratelli sacerdoti. Vogliamo testimoniare che essere prete e sposato è possibile e fruttuoso, come lo furono i primi chiamati da Gesù. Infine, pur comprendendo che non è facile, chiediamo che sia consentita la nostra partecipazione al Sinodo per portare il contributo della nostra esperienza, in modo che sia possibile superare tutti i timori e tutte le incertezze. Affidiamo questa intenzione alla nostra Madre, la Vergine Maria, alla quale chiediamo di intercedere e donarci luci di speranza". »  (fonte Adista)



Crediti immagine: Il logo ufficiale del cammino sinodale (synod.va)