L’angolo fumettoso intervista l’autore di “Sotto l’ombra di Giove” Daniel Masala.

Ciao Dani! Come e quando è nata la tua passione per la scrittura?
Sono nato e cresciuto in una casa con un padre appassionato di film e fumetti di ogni genere, da lui ho appreso molte delle cose che mi porto ancora oggi. Con la passione per il disegno e la lettura dei fumetti, poi di conseguenza mi sono avvicinato anche ai libri e di lì a sognare di scrivere quelle storie, quelle avventure e quei personaggi il passo è stato brevissimo. Fin da piccolo ho sempre provato a creare, scrivere e sceneggiare, ma solo nell'ultimo periodo, dopo trent'anni, mi sono sentito pronto e maturo per fare il grande salto.


Quali film o libri ti hanno ispirato nella tua vita?     
Sicuramente uno dei primi libri che mi ha avvicinato e fatto innamorare della letteratura è stato quel capolavoro di Zanna Bianca (Jack London), letto dalla mia maestra di italiano alle elementari; in seguito un punto fermo e di ispirazione per me è stato Dracula di Stocker che ancora oggi prendo come modello per i miei lavori. Il Cinema è l'altra Arte di cui mi nutro fin da quando ero uno "gnomo da giardino". Mio padre mi ha cresciuto con veri e propri capolavori della storia, sarebbe impossibile citarli tutti ma posso ricordarmi de Lo Squalo, Jurassic Park, 1997: fuga da New York, Rocky, Il Gladiatore, Titanic, Terminator, Alien e così via...


Come nasce Sotto l’ombra di Giove?
Inizialmente avrei voluto autoprodurmi un fumetto (io nasco come disegnatore di fumetti e illustratore), e farlo uscire a puntate nel formato Comics americano; solo in seguito a causa di tempistiche troppo lunghe di lavorazione e a causa del tempo che mi ruba il mio lavoro, ho pensato che sarebbe stato più comodo e veloce scrivere un romanzo, impreziosito comunque da qualche illustrazione. L'idea principale da cui si snoda poi tutta la vicenda, è una vecchia storia che pensai quando avevo non più di 13 anni, e che scrissi sulla macchina da scrivere di mia madre, una vecchia Olivetti. Il seme di quel racconto è rimasto a germogliare negli anfratti più nascosti della mia mente, solo per riaffiorare dopo circa 17 anni.


Come strutturi un tuo scritto?
La mia formazione da scrittore è quella derivata dai corsi di fumetto che ho seguito anni fa, e che erano improntati a creare una sceneggiatura per le future tavolo. Di conseguenza le mie influenze sono rimaste quelle, e le ho utilizzate per tirare fuori "Sotto l'ombra di Giove". Inizialmente butto giù poche righe di sinossi, il vero succo della storia, per poi stendere un soggetto più articolato: di solito mi concentro su parte iniziale, svolgimento e finale. Da lì inizio a stendere la prima bozza, riempiendo gli spazi vuoti tra un settore e l'altro, cercando di far combaciare tutto e rendere il racconto omogeneo e coerente, all'interno del suo stesso universo.

Quanto fantascientifico c’è alla interno?
Non sono un amante dell'hard scifi, per me la fantascienza deve essere ancorata sempre a un velo di realtà e veridicità; questo serve per creare una connessione con il lettore, facendolo immedesimare all'interno del racconto e non estraniandolo da fatti troppo al di là della sua immaginazione o di una possibile attinenza con il mondo che ci circonda. Per questo la mia storia è ambientata in un futuro molto prossimo e tristemente simile al nostro presente, l'elemento fantascientifico mi è servito come pretesto per inserire tecnologie e progressi dal punto di vista medico e scientifico, così da poter giustificare azioni e dinamiche drammaturgiche.

Come catturare l’attenzione del lettore moderno?
Il lettore moderno, non l'appassionato ma il generico, ha bisogno di un racconto che mantenga alto il grado di attenzione attraverso uno stile che fornisca sempre stimoli e trovate narrative che invoglino a proseguire con la lettura, fino ad arrivare alla fine. La soglia dell'attenzione è al giorno d'oggi ai minimi termini, a causa di tutte le miliardi di informazioni di cui fruiamo attraverso internet e i social: notizie brevi, veloci, istantanee che ci passano davanti e di cui ci scordiamo dopo un secondo. Niente ormai ha più spessore, tutto è livellato ad un piattume generale. Per questo chi scrive secondo me, ha l'arduo compito di tenere sempre sull'attenti il fruitore dell'opera, cullandolo e ingabbiandolo all'interno della storia, facendolo sentire parte di essa.

Cosa ne pensi del self?
Prima di iniziare a scrivere, ho studiato a lungo quale potesse essere il modo migliore e più immediato per arrivare al lettore e il self è stata la risposta definitiva fin dall'inizio. Avevo bisogno di uno strumento che potesse raccogliere il mio lavoro e donarlo al pubblico nel più breve tempo possibile ma allo stesso tempo con professionalità e una qualità simile se non superiore a quella dell'editoria classica. Oramai esistono tantissime piattaforme diverse che offrono strumenti con cui poter competere con la case editrici e con le quali gettarsi nel grande mercato dell'editoria. I contro sono che dando la possibilità a tutti di poter scrivere qualche cosa, il livello della qualità del prodotto finale cala drasticamente, ma nella miriade di scritti che ogni angolo vengono pubblicati attraverso il self, si nasconde sempre qualche piccola perla, che magari, con percorsi differenti non avrebbe mai trovato la luce.


Hai mai pensato di dedicarti a un altro genere letterario?

Il genere per me è solo lo strumento con cui donare la propria opera allo scrittore; è un pretesto, la scintilla che da il via al tutto, ma non è fondamentale come il corpo centrale della trama, che con una buona base potrebbe potrebbe essere inserita in quasi tutti i generi. Per questo non voglio assolutamente relegarmi solamente alla fantascienza e cercare di sperimentare, personaggi, universi  e dinamiche sociali diverse.

Progetti futuri?
Ho già in mente qualche idea (per ora solo scritta su alcuni postit) che potrebbe aiutarmi nella stesura di un nuovo possibile soggetto. Non posso dire se si tratterà di sequel o vicende diverse ambientate nello stesso universo narrativo, è ancora tutto in fase embrionale, ma prossimo allo sviluppo.