La carenza di vaccini inizia a porre interrogativi sul come sia più corretto utilizzarli. La linea finora tracciata dal piano di vaccinazione nazionale prevedeva, a seconda del tipo di vaccino, che venisse somministrato in due dosi, con la seconda ad alcune settimane di distanza dalla prima.

Seguendo l'esempio inglese, che per alcuni può essere riassunto nel classico o la va o la spacca, adesso anche le autorità sanitarie in Italia pensano di rivedere la politica della somministrazione dei vaccini.

Per il premier Mario Draghi è importante dare la priorità alle prime dosi, ritardando la somministrazione della seconda. A fargli da sponda il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha già avanzato all'Aifa la richiesta per ottenere un parere ufficiale che, va da sé, velocizzerebbe le somministrazioni in Italia. Inoltre, sarebbero favorite le zone a più alta intensità di contagio.

Questa è l'ultima parte dell'intervento sull'argomento del DG del Ministero della Salute, Giovanni Rezza, in un articolo pubblicato quest'oggi dal Corriere:

"Nella attuale fase della pandemia, quasi tutti i paesi europei applicano misure di mitigazione, finalizzate soprattutto a ridurre la velocità di circolazione virale su vasta scala, in modo da limitare il numero di casi e di morti, nonché la congestione delle strutture sanitarie, soprattutto delle terapie intensive.L'arrivo di nuove varianti, però, causando l'emergere di focolai localizzati ad elevata intensità ed aumentata trasmissibilità, impone di nuovo la necessità di interventi mirati di contenimento, ovvero le zone rosse. La possibilità di vaccinare rapidamente la popolazione in queste aree (cosiddetta «vaccinazione reattiva») può inoltre contribuire al controllo dei focolai stessi. Si tratta di una strategia presente anche nel Piano Strategico Nazionale che definirei «contieni e vaccina», attualmente proposta in aree della Lombardia, ma che potrebbe essere adottate in altre aree d'Italia dove co-circolano la variante UK e quella brasiliana, innanzitutto per limitare la diffusione della variante UK, ma anche per togliere il rumore di fondo (ovvero diminuire la circolazione virale) per facilitare l'opera di tracciamento e successivo isolamento di casi e contatti dovuti alla variante brasiliana, la quale riduce parzialmente l'efficacia dei vaccini. «Si dichiara lo stato di peste. La città sia chiusa», recitava il dispaccio del prefetto della città d'Orano nella Peste di Camus. Aiutiamola a riaprire in fretta, contenendo e vaccinando!"

Ma sul ritardare la seconda dose, non tutti i pareri del mondo scientifico concordano. Questo è quanto ha detto a Sky TG24, Antonella Viola, immunologa dell'Università di Padova:

"La proposta di dare intanto a tutti una prima dose di vaccino è azzardata è un gravissimo errore, così come è stato un grave errore quello del Regno Unito. Non possiamo giocare a dadi con la salute delle persone, ci dobbiamo basare sui fatti. Abbiamo vaccini con un'efficacia altissima, che mantengono il titolo anticorpale alto a lungo, però devono essere somministrati nel modo giusto. Se abbiamo fretta rischiamo di non proteggere le persone e facilitare la generazione di varianti.Dobbiamo capire se siamo un Paese che applica una medicina basata sull'evidenza, sui dati, o se siamo un Paese che segue una medicina basata sull'intuito e l'esperienza. L'idea di vaccinare con una sola dose è un'idea intuitiva, ma non è in questo momento supportata da dati scientifici. Non ci sono dati solidi che con questo sistema possiamo davvero proteggere i cittadini non solo dal Sars-CoV-2 originario, ma anche dalle sue varianti, e non sappiamo per quanto tempo li proteggiamo. Ci sono seri dubbi, che dicono che, se noi generiamo un'immunità insufficiente a bloccare la replicazione del virus nella popolazione, possiamo favorire lo sviluppo di varianti".

Se quanto sopra riportato non fosse già più che sufficiente a far capire la complessità della situazione, ecco che ci si mettono pure i politici con la loro propaganda a rendere ancor più intricata la situazione, a partire dalla Lega di Salvini che oggi cerca di intestarsi qualsiasi decisione debba esser presa, salvo poi sconfessarla domani nel caso si rivelasse fallimentare.

Questo è difficile, però, che possa mitigare il contagio e i danni ad esso collegati.