Come può vivere un grande pittore in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco, nella devastante neutralità di un vuoto? È il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è uscire dalle austere mura del manicomio di Saint Paul: "Ritratto in movimento".

Vincent Van Gogh, nel corso del tempo costruisce un suo universo onirico e ludico, che si articola attorno all'evanescenza della bellezza, all'incertezza della percezione e allo scorrere del tempo.

La volontà opera in modo incisivo nella produzione degli eventi mentali. L'ingenuità di Van Gogh trasformarsi in professionalità; la volontà di affermarsi, diversificarsi e maturare senza mai sbarazzarsi però dell'inquietudine.

Sono “IMMAGINI DELLA SUA VITA DI GRANDE FORZA EVOCATIVA”, psicologica e cosmologica.

Se c'è un equivalente del cinema di Willem Dafoe, statunitense naturalizzato italiano magico interprete di Van Gogh, in teatro, questa è sicuramente l'opera interpretata con grande spessore da Alessandro Preziosi. Come Dafoe non proprio coetaneo, anche questo interprete dagli occhi chiari e dal carattere titanico ha scelto di avvolgere inquietudini spirituali e psicologiche, nella luce più contrastata per sottolineare ogni aspetto mentale e fisico in un flusso personale e poetico. L'uomo da battere.

Il bianco abbagliante, responsabilità che mette paura, di certo non è un esercizio per attirare l'attenzione del pubblico ma semplicemente la raffigurazione veritiera dell'ambiente e della vita di ogni giorno del "Paziente" speciale.

Un labirinto a senso unico monocromatico fatto di garze che fasciano lo spazio vitale già dal soffitto. Atmosfera spettrale e illusoria che regna sovrana, come una sorta di equalizzatore muto.

All'esperienza surrealista si rifà infatti il regista, il quale, intende il lavoro come un giuoco macabro per far apparire meno tragica l'invenzione onirica dei capovolgimenti della realtà.

La “rassegna” degli eventi” non segue un criterio cronologico, ma è ispirata alla teoria cui partecipa “l'uomo”: sofisma del modo giusto di stare male.

I personaggi non si legano in simbiosi: ognuno di essi, pieno di contraddizioni e ineguaglianze sociali, manifesta la propria specificità; persino Theo, leggermente dissociato, risulta meno soave e carismatico, di come appare nel rapporto epistolare col fratello.

Vincent Van Gogh - l’odore assordante del bianco  firmato da Stefano Massini che, con la sua drammaturgia asciutta e tagliente, ma ricca di spunti poetici, offre considerevoli opportunità di riflessione attorno al tema della creatività artistica, lasciando lo spettatore con il fiato sospeso dall’inizio alla fine. 

Il serrato dialogo tra Van Gogh, interpretato da un intenso Alessandro Preziosi, e suo fratello Theo, propone non soltanto un ampio sguardo sulla vicenda umana dell’artista, ma ne rivela altresì uno stadio sommerso.

Lo spettacolo di Khora.teatro in coproduzione con il teatro stabile d'Abruzzo, che si avvale della messa in scena di Alessandro Maggi, è una sorta di thriller psico-introspettivo. Al   regista Alessandro Maggi è affidato il compito di modulare le infinite e intrinseche variabili di questo toccante testo.

 

Dal 15 novembre 2018 al 02 dicembre 2018

Teatro Manzoni Milano

Alessandro Preziosi

VINCENT VAN GOGH

L'ODORE ASSORDANTE DEL BIANCO

Di Stefano Massini

con Francesco Biscione
e con Massimo Nicolini, Roberto Manzi, Alessio Genchi, Vincenzo Zampa
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Valerio Tiberi e Andrea Burgaretta
musiche Giacomo Vezzani
supervisione artistica Alessandro Preziosi
Regia Alessandro Maggi

_©Angelo Antonio Messina