Il caso di Mirella Gregori non sembra avere legami diretti con quello di Emanuela Orlandi, se non per alcune somiglianze nel modus operandi dei rapitori.
La tecnica utilizzata per adescare le ragazze appare simile, ma i due episodi restano distinti per l’uso che venne fatto delle ragazze.
I telefonisti identificati come “Pierluigi” e “Mario”, che chiamarono la famiglia Orlandi nei giorni successivi alla scomparsa di Emanuela, rappresentano un elemento insolito rispetto agli altri casi di sparizioni avvenuti in quel torrido 1983. Ricordiamo che 16 ragazze di età compresa tra di14 e i 17 anni non fecero mai più ritorno a casa.
La figura del cosiddetto “Americano” emerge successivamente, precisamente il 19 luglio 1983, dopo l’appello di Papa Giovanni Paolo II ai rapitori, avvenuto il 3 luglio. Questo cambio di strategia suggerisce che il gruppo responsabile del rapimento di Emanuela stesse seguendo una precisa evoluzione delle proprie azioni, forse in risposta a pressioni esterne.
Prima del 1983 non si era mai assistito a rivendicazioni pubbliche per le numerose ragazze scomparse a Roma, molte delle quali si ipotizza siano finite in circuiti illeciti legati alla prostituzione o ad altre attività criminali. Tuttavia, con il caso Orlandi, emerge un nuovo schema che coinvolge direttamente il Vaticano.
Le analogie tra i casi di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi si riducono soltanto al metodo di adescamento, basato su inganni e promesse di guadagni facili. Questo modus operandi lascia intuire l’esistenza di un gruppo ben organizzato, che prima conquistava la fiducia delle vittime e poi le rapiva.
Il rapimento di Emanuela sembra essere stato utilizzato come leva per ricattare il Vaticano. Le possibili motivazioni dietro questo ricatto potrebbero includere:
• Il recupero di fondi provenienti dalla criminalità organizzata, utilizzati dallo IOR per finanziare Solidarnosc;
• La richiesta di un riscatto in denaro per la liberazione di Emanuela;
• La pressione su figure ecclesiastiche compromesse da scandali legati alla pedofilia e all’avidità di denaro.
• Altre motivazioni…
L’ipotesi che il rapimento fosse collegato alla liberazione di Ali Agca è da considerarsi un depistaggio mal orchestrato. Questo legame venne costruito a posteriori, coinvolgendo il caso di Mirella Gregori per creare un parallelismo tra la cittadina italiana e quella vaticana, con l’intento di mettere pressione sia allo Stato Italiano che alla Santa Sede.
Un fatto significativo è che la famiglia Gregori non ricevette alcuna telefonata fino al 24 settembre 1983, ben 142 giorni dopo la scomparsa di Mirella. Questo dettaglio evidenzia come i due casi siano stati trattati in maniera diversa fin dall’inizio.
Un elemento chiave che distingue il caso Orlandi dalle altre sparizioni è la presenza dei due telefonisti, “Pierluigi” e “Mario”. Queste figure appaiono fin da subito e forniscono informazioni dettagliate su Emanuela, lasciando intendere di averla vista. Tuttavia, è probabile che i due non abbiano partecipato direttamente al rapimento, ma si siano limitati alla fase di adescamento.
Presumere che questi telefonisti abbiano rapito, nascosto e poi eliminato il corpo della ragazza sarebbe irragionevole. Più plausibile è l’idea che essi agissero sotto precise istruzioni e che ricevessero prove, come le fotocopie della scuola di musica o informazioni sulle peculiarità di Emanuela dall’interno della Basilica di Sant’Apollinare.
L’ingresso sulla scena del cosiddetto “Americano” potrebbe essere interpretato come un cambio di rotta in fase d’opera. Questo personaggio rappresenta una sorta di “intrusione” all’interno del gruppo criminale che gestiva i rapimenti a scopo di pedofilia.
In un certo senso l’“Americano” rompe equilibri in un business malavitoso dedito al malaffare ed è sempre il gruppo dell’“Americano” che scrive comunicati da Boston e continua con le telefonate.
Questa “interferenza” potrebbe aver causato frizioni esterne con organizzazioni similari e dedite agli stessi interessi per le ragazze, portando anche a tragiche conseguenze, come la morte di alcune vittime tra cui José Garramon e Katty Skerl.
È ragionevole supporre che alcuni degli attori coinvolti nelle prime fasi del caso Orlandi fossero consapevoli dei rischi che stavano correndo e del tipo di persone con cui avevano a che fare.
L’escalation mediatica potrebbe averli spinti a tentare di trarre profitto dalla situazione, introducendo la figura dell’“Americano” per amplificare il ricatto.
In sintesi, mentre il caso di Mirella Gregori si inserisce in un contesto più ampio di sparizioni legate a circuiti criminali, il rapimento di Emanuela Orlandi si distingue per il coinvolgimento diretto del Vaticano e per la complessità delle dinamiche che si sono sviluppate successivamente.
La presenza di telefonisti e l’utilizzo di elementi riconducibili alla ragazza suggeriscono un piano orchestrato da un gruppo organizzato, con finalità ben precise che vanno oltre il semplice rapimento, questo per il caso Orlandi visto che Emanuela era cittadina vaticana.