Si chiuderà a fine giornata il sondaggio lanciato venerdì in cui Elon Musk, dal proprio account Twitter, sta chiedendo agli utenti di votare se ripristinare  o meno sulla piattaforma social l'account dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

All'inizio, le preferenze per Trump hanno sfiorato circa il 60%, con il passare delle ore i valori tra i Sì e i No sono quasi alla pari 

"Vox Populi, Vox Dei", ha twittato Musk per annunciare il referendum. In precedenza, Twitter aveva riattivato alcuni account che in passato erano stati banditi o sospesi, tra cui quello del sito web satirico Babylon Bee e quello della comica Kathy Griffin.

Trump, in passato, aveva dichiarato che non sarebbe comunque tornato su Twitter nel caso in cui il suo account fosse stato riattivato. Ed è probabile che l'ex presidente confermi tale scelta, visto che da alcuni mesi ha lanciato una sua piattaforma social... tornando su Twitter finirebbe per fare concorrenza a se stesso.

Anche in base a tale considerazione, la scelta di Musk è probabile che possa essere interpretata come una specie di sdoganamento a cloro che promuovono le cosiddette fake news, basate su notizie inventate o su opinioni oggettivamente assurde espresse su fatti reali. Questo non ha nulla a che vedere con la libertà di stampa o di opinione, ma solo con la necessità di indirizzare l'opinione pubblica... e questo è tutt'altro che democratico.

Sarebbe sorprendente che un "genio" come Elon Musk non riesca a vedere l'esistenza di tale problema. Pertanto, la spiegazione più logica è che Musk voglia invece favorire chi produce fake news... resta da capire però quale sia il fine di tutto ciò. 

Nel frattempo, continua l'esodo di dipendenti da Twitter... stavolta volontario, anche se altri dirigenti risparmiati nella prima epurazione adesso sarebbero stati licenziati, come Robin Wheeler, che gestiva la vendita della pubblicità.

Il ridimensionamento di Twitter riguarderebbe non solo l'area di sviluppo, ma anche quella tecnica, con alcune voci (autorevoli) che hanno anticipato la chiusura di uno dei tre principali data center statunitensi, dislocato vicino a Sacramento, per risparmiare sui costi.

Nella sua prima e-mail ai dipendenti di Twitter, inviata a  novembre, Musk aveva scritto che l'azienda avrebbe potuto non essere in grado di sopravvivere all'imminente recessione economica. 

Moody's ha tolto a Twitter il rating di credito B1 assegnatogli in precedenza, perché non aveva ricevuto informazioni sufficienti per mantenerlo.