Negli Stati Uniti si sta consolidando un modello autoritario. È questa la diagnosi impietosa che emerge dal rapporto di Amnesty International USA sui primi 100 giorni dell'amministrazione Trump.

Il documento, dal titolo eloquente "Caos e crudeltà: 10 aggressioni sempre più gravi ai diritti umani", traccia un quadro allarmante di un Paese scivolato rapidamente verso un regime illiberale, fondato su repressione, discriminazione e cancellazione sistematica dei diritti fondamentali.

Lo sostiene Paul O'Brien, direttore esecutivo di Amnesty Usa, che ha spiegato come i segnali fossero chiari fin da subito.

In appena tre mesi, Donald Trump ha scardinato principi basilari dello stato di diritto: ha attaccato la libertà di espressione e il diritto di manifestare, ha colpito la stampa libera, ha preso di mira i diritti delle donne e delle persone LGBTQIA+. Ha silurato decine di migliaia di funzionari pubblici solo perché attivi in settori "sgraditi" alla nuova amministrazione.

Non è finita. L'attacco ai diritti si è esteso anche sul fronte internazionale: Trump ha tagliato oltre l'80% dei fondi destinati alla cooperazione e al sostegno dei diritti umani nel mondo, contribuendo a smantellare interi sistemi di aiuto e monitoraggio. Sul piano interno, il presidente ha dato il via a una repressione brutale contro migranti e richiedenti asilo: rastrellamenti, deportazioni, arresti arbitrari sono diventati pratica ordinaria. Intere comunità nere e latine sono state deliberatamente marginalizzate.

Ma c'è di più. In alcune università e uffici pubblici, ha riferito O'Brien, esisterebbero addirittura liste di parole vietate. Manifestare solidarietà al popolo palestinese può costare la laurea. Questo non è più semplicemente un cambiamento politico: è una mutazione del tessuto democratico americano.

Il fatto che la destra italiana veda in Trump un modello da imitare e un alleato da corteggiare dovrebbe far suonare mille campanelli d'allarme. Quando chi è al governo prende esempio da chi agisce apertamente contro la democrazia, il rischio non è solo teorico: è reale, concreto, immediato.

Tuttavia, non tutto è perduto. O'Brien sottolinea come la società civile statunitense stia rialzando la testa. Grandi manifestazioni attraversano le città, e cresce il sostegno verso Amnesty Usa e il suo lavoro instancabile per i diritti umani. Anche all'interno dell'elettorato di Trump si iniziano a intravedere crepe: il consenso non è più monolitico, le contraddizioni si fanno evidenti.

Serve un fronte comune: opposizioni politiche e società civile, dentro e fuori le istituzioni, devono coalizzarsi per bloccare questa deriva nazifascista... negli Stati Uniti, in Italia e ovunque le destre puntino a restringere lo spazio delle libertà individuali e collettive.

Perché, come mostra il rapporto di Amnesty, il rischio non è futuro: è già presente. E ignorarlo significa legittimarlo.