In Ucraina c’è chi chiede il coraggio della resa, della bandiera bianca. Ma altri dicono che così si legittimerebbe il più forte. Cosa pensa?“È un’interpretazione. Ma credo che è più forte chi vede la situazione, chi pensa al popolo, chi ha il coraggio della bandiera bianca, di negoziare. E oggi si può negoziare con l’aiuto delle potenze internazionali. La parola negoziare è una parola coraggiosa. Quando vedi che sei sconfitto, che le cose non vanno, occorre avere il coraggio di negoziare. Hai vergogna, ma con quante morti finirà? Negoziare in tempo, cercare qualche paese che faccia da mediatore. Oggi, per esempio nella guerra in Ucraina, ci sono tanti che vogliono fare da mediatore. La Turchia, si è offerta per questo. E altri. Non abbiate vergogna di negoziare prima che la cosa sia peggiore”.

Anche lei stesso si è proposto per negoziare?
“Io sono qui, punto. Ho inviato una lettera agli ebrei di Israele, per riflettere su questa situazione. Il negoziato non è mai una resa. È il coraggio per non portare il paese al suicidio. Gli ucraini, con la storia che hanno, poveretti, gli ucraini al tempo di Stalin quanto hanno sofferto…”

Come trovare una bussola per orientarsi su quanto sta accadendo fra Israele e Palestina?
“Dobbiamo andare avanti. Tutti i giorni alle sette del pomeriggio chiamo la parrocchia di Gaza. Seicento persone vivono lì e raccontano cosa vedono: è una guerra. E la guerra la fanno due, non uno. Gli irresponsabili sono questi due che fanno la guerra. Poi non c’è solo la guerra militare, c’è la “guerra-guerrigliera”, diciamo così, di Hamas per esempio, un movimento che non è un esercito. È una brutta cosa”.

Queste alcune domande/risposte della conversazione tra papa Francesco e Lorenzo Buccella, che la Radiotelevisione svizzera ha realizzato per il magazine culturale titolato Cliché.

Come si può facilmente capire, il Papa non si è rivolto espressamente ad una delle due parti in conflitto invitandola a trattare ma, riprendendo il contenuto della domanda, ha espresso un invito a tutti a farlo. Eppure, ci sono media che commentano le parole del Papa come ha fatto ad esempio "il Giornale" che scrive:

Parole scioccanti, che poi la sala stampa del Vaticano cerca di stemperare, precisando che «bandiera bianca non vuol dire resa», ma ormai il danno è fatto. Un colpo all'Europa, al mondo occidentale che vorrebbe combattere Vladimir Putin fino allo stremo".

L'invito a negoziare diventa così "un colpo all'Europa, al mondo occidentale"... Questo è il pensiero che alberga in gran parte del mondo dell'informazione e della politica, un mondo che fa la guerra per procura, finché è sicuro che le bombe cadano sulla testa degli altri. È lo stesso mondo che condanna Hamas (giustamente), ma si dimentica di fare altrettanto con Israele, considerando etico e morale uccidere decine di migliaia di persone con le bombe e con la fame, commettendo un genocidio. Forse perché a morire sono "solo" dei palestinesi e non degli ebrei?

È curioso però, come i media e i politici di cui il Giornale è solo un esempio si dimentichino di riportare un altro passaggio dell'intervista di Bergoglio alla RSI...

Come le rispondono i potenti della terra quando chiede loro la pace?“C’è chi dice, è vero ma dobbiamo difenderci… E poi ti accorgi che hanno la fabbrica degli aerei per bombardare gli altri. Difenderci no, distruggere. Come finisce una guerra? Con morti, distruzioni, bambini senza genitori. Sempre c’è qualche situazione geografica o storica che provoca una guerra... Può essere una guerra che sembra giusta per motivi pratici. Ma dietro una guerra c’è l’industria delle armi, e questo significa soldi”.

Un passaggio su cui politici come Crosetto potrebbero fare addirittura delle conferenze, omettendo però la parte relativa a commesse e percentuali... quella che, per l'appunto, significa soldi.

Pertanto, in questo momento storico è scandaloso chiedere la pace, mentre è giusto e dovuto applaudire alla guerra... sempre però che a crepare siano altri.