"Celebrare fascismo e fascisti, come fanno La Russa, Rauti, è offensivo per l'Italia democratica. Loro stanno lì, perché i partigiani hanno vinto contro i fascisti, contro gli Almirante e i Rauti padre. Meloni: ipocrita piangere per le leggi razziali e avallare questo schifo".
Così il Pd Walter Verini ha commentato il commosso ricordo di Isabella Rauti e Ignazio Benito La Russa per il 26 dicembre di 76 anni fa, giorno in cui alcuni reduci della Repubblica di Salò, tra cui Almirante, fondarono il Movimento Sociale Italiano (MSI), in opposizione al sistema democratico per mantenere viva l'idea del fascismo nell'Italia repubblicana, con l'unica differenza, rispetto ad altri movimenti neofascisti, di non aver alcuna intenzione di riportare in vita il vecchio regime: "Non rinnegare, non restaurare" come disse Augusto De Marsanich, segretario dal 1950 al 1954 e presidente dal 1954 al 1972.
"Dopo la sconfitta del 1945 la propaganda antifascista non cessava di martellarci. Se si è mobilitato il mondo intero contro di noi, pensammo allora, vuol dire che siamo stati qualcosa di grande. E noi, che del fascismo in fondo sapevamo poco, trovammo così l'orgoglio e la volontà di continuare",
dichiarava Pino Rauti come ha riportato Antonio Carioti nel libro "Gli orfani di Salò" (Mursia, 2008, Milano, pag. 47). E così sua figlia Isabella, rappresentante dell'attuale governo Meloni, ha scritto:
Oggi voglio ricordare il 26 dicembre di 76 anni quando, a Roma, nasceva il Movimento Sociale Italiano (M.S.I.).
— Isabella Rauti (@isabellarauti) December 26, 2022
Onore ai fondatori ed ai militanti missini. ❤️🇮🇹#26dicembre #msi #FDG #leradiciprofondenongelano pic.twitter.com/KbxOevB0lr
Anche l'Anpi si è scandalizzata per le parole di La Russa: "Il suo post è uno sfregio alle istituzioni democratiche", ha detto il presidente Gianfranco Pagliarulo. Per poi aggiungere: "Con tutto il rispetto per i suoi affetti familiari, l'onorevole La Russa non ha ancora capito che è il presidente del Senato della Repubblica antifascista e non il responsabile dell'organizzazione giovanile del Msi".
E la stessa presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha espresso il suo disappunto: "Quando si ricoprono ruoli istituzionali il nostalgismo assume contemporaneamente contorni gravi e ridicoli. Non sono accettabili passi indietro, soprattutto dalla seconda carica dello Stato. La Repubblica italiana è antifascista e quando si giura sulla Costituzione lo si dovrebbe fare sapendo che non possono più esistere ambiguità o incoerenze in merito".
Non ha detto una parola sulla vicenda il/la premier Giorgia Meloni, sulla cui commozione nel giorno della cerimonia dell'Hannukkah, Edith Bruck, testimone della Shoah, si è detta scettica: "Ho visto, mi è sembrata falsa, una cosa squallida. Come si può cambiare da un momento all'altro in questa maniera? È come dopo la guerra: prima erano tutti fascisti poi tutti democratici. Non esiste un cambiamento così repentino. ... Il suo presunto abbandono del fascismo è un'operazione di immagine fatta per l'ambizione di arrampicarsi in qualche maniera. Non credo Meloni sia cambiata e in generale".
E in fondo, il problema è tutto qui: voler credere, ipocritamente da parte di alcuni, che i post-fascisti di Fratelli d'Italia non siano più fascisti solo perché adesso pretendono di farsi chiamare conservatori. Quindi, gli ipocriti adesso si scandalizzano e si sorprendono se i fascisti si mostrano per quel che sono e sono sempre stati.
Invece, chi ha sempre ritenuto che i neoconservatori attuali siano solo dei fascisti mascherati, nelle parole di La Russa, in quelle della Rauti e nel silenzio assordante della Meloni non ci trovano nulla di strano e nulla di cui sorprendersi o indignarsi.