"Mi congratulo perché mantenete l’obiettivo di collegare la scienza di base con la risoluzione delle sfide attuali; collegare l’astronomia, la fisica, la matematica, la biochimica, le scienze del clima con la filosofia, al servizio dello sviluppo umano, della pace e della salute del pianeta. Questo approccio connettivo è molto importante perché, man mano che le conquiste delle scienze accrescono il nostro stupore per la bellezza e la complessità della natura, si avverte sempre più la necessità di studi interdisciplinari, legati alla riflessione filosofica, che portino a nuove sintesi".

Quanto diverse sono oggi le parole che il gesuita papa Francesco pronuncia rivolgendosi ai partecipanti alla sessione plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze rispetto a quelle che quasi 500 anni fa pronunciava un altro gesuita, il cardinale Roberto Bellarmino, che da consigliere di papa Paolo V, processava per le loro idee Galileo, Campanella e Bruno.

Il pontefice sembra poi richiamarsi ai corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico, quando nella stessa occasione ha espresso tuttal la sua preoccupazione per quanto sta accadendo nel mondo dove nazionalismi e conflitti la stanno di nuovo facendo da padrone.

"Cari Membri dell’Accademia, in questo momento della storia, vi chiedo di promuovere la conoscenza che ha come obiettivo costruire la pace. Dopo le due tragiche guerre mondiali, sembrava che il mondo avesse imparato a incamminarsi progressivamente verso il rispetto dei diritti umani, del diritto internazionale e delle varie forme di cooperazione. Ma purtroppo la storia mostra segni di regressione. Non solo si intensificano conflitti anacronistici, ma riemergono nazionalismi chiusi, esasperati e aggressivi (cfr Enc. Fratelli tutti, 11), e anche nuove guerre di dominio, che colpiscono civili, anziani, bambini e malati, e provocano distruzione ovunque. I numerosi conflitti armati che sono in corso preoccupano seriamente. Ho detto che era una terza guerra mondiale “a pezzi”; oggi forse possiamo dire “totale”, e i rischi per le persone e per il pianeta sono sempre maggiori. San Giovanni Paolo II ringraziò Dio perché, per intercessione di Maria, il mondo era stato preservato dalla guerra atomica. Purtroppo dobbiamo continuare a pregare per questo pericolo, che già da tempo avrebbe dovuto essere scongiurato.È necessario mobilitare tutte le conoscenze basate sulla scienza e sull’esperienza per superare la miseria, la povertà, le nuove schiavitù, e per evitare le guerre. Rifiutando alcune ricerche, inevitabilmente destinate, in circostanze storiche concrete, a fini di morte, gli scienziati di tutto il mondo possono unirsi in una comune disponibilità a disarmare la scienza e formare una forza per la pace. Nel nome di Dio, che ha creato tutti gli esseri umani per un comune destino di felicità, siamo chiamati oggi a testimoniare la nostra essenza fraterna di libertà, giustizia, dialogo, incontro reciproco, amore e pace, evitando di alimentare odio, risentimento, divisione, violenza e guerra. Nel nome di Dio che ci ha donato il pianeta per salvaguardarlo e svilupparlo, oggi siamo chiamati alla conversione ecologica per salvare la casa comune e la nostra vita insieme a quella delle generazioni future, invece di aumentare le disuguaglianze, lo sfruttamento e la distruzione.Cari Accademici, cari amici, vi incoraggio a continuare a lavorare per la verità, la libertà e il dialogo, la giustizia e la pace. Oggi più che mai la Chiesa cattolica è alleata degli scienziati che seguono questa ispirazione, e lo è anche grazie a voi!"