La decisione, da parte di Twitter, di chiudere l'account del presidente degli Stati Uniti  Donald Trump ha creato il crollo delle azioni del social di Jack Dorsey.

Un account con 88 milioni di follower non è certamente cosa da nulla... forse con un po' di leggerezza, se non "presunzione", i colossi del web abituati da un po' di tempo a "censurare", hanno alcuni bloccato e altri chiuso definitivamente l'account del Presidente degli Stati Uniti.

Un gesto che potrebbe essere giusto, ma anche enormemente sbagliato se visto non in un contesto di "sicurezza nazionale", ma di presunzione.

E' pericoloso a mio giudizio , sempre e comunque, avere dei social così seguiti e frequentati in grado di togliere la spina e zittire chiunque in qualsiasi momento.

Lo stesso metodo potere potrebbe essere usato anche per "orientare i cervelli delle masse" e questo non va bene.

Chiunque frequenti i social si sarà imbattuto in asfissianti  controlli e blocchi senza o con scarsa possibilità di azione per l'utente. I social infliggono, anche su segnalazioni, punizioni e blocchi a volte anche severi, spesso tolgono immagini anche innocenti o eliminano notizie  importanti, perché fraintese.

Spesso non danno neppure visibilità a chi diffonde cose esatte e non Fake, tanto da far sorgere più di un dubbio sulla qualità o l'orientamento dei tanto decantati "algoritmi", che di fatto finiscono per influenzare e orientare l'opinione pubblica come la vicenda Trump ha ben dimostrato.

Senza entrare nella discussione di opportunità o meno di un simile comportamento , bisogna puntare il dito su qualcosa di molto pericoloso e grande , un potente mezzo che può raggiungere miliardi di persone, ma che può essere anche spento o modulato a piacere... "orientato". 

Il problema a dire il vero era già ben conosciuto.

Per questo, la buona idea che sta alla base dei social di cui Twitter e Facebook sono un esempio è cresciuta tanto da porre questioni che in precedenza potevano essere ipotetiche ma che di fatto sono diventate reali,  finedo per trasformarsi in un boomerang dagli effetti devastanti per gli stessi social.

Infatti, non è escluso che sull'onda della vicenda Trump ogni Paese  cercherà adesso di "controllare", limitare, imbrigliare... ognuno scelga il termine preferito le attività dei social. Ma come?

La cancelliera Angela Merkel ritiene problematico che sia stato bloccato in modo completo l'account Twitter di Donald Trump.

La Francia deplora la decisione di Twitter di escludere il presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, con il ministro francese dell'Economia, Bruno Le Maire che, intervistato ai microfoni di radio France Inter, ha detto senza mezzi termini che : 

"Ciò che mi sciocca è che sia Twitter a decidere di chiudere il profilo di Trump. La regolamentazione dei colossi del web non può avvenire attraverso la stessa oligarchia digitale".

Secondo un portavoce della Ue bisogna conciliare il rispetto dei diritti fondamentali con una maggiore responsabilità delle piattaforme social, ed esiste la necessità di  una maggiore regolamentazione del mondo online da parte dei governi.

Lo scorso 15 dicembre, la Commissione Ue ha presentato la sua proposta per regolamentare i contenuti online (il Digital Services Act)  prevede che le piattaforme spieghino "come moderano i contenuti, stabiliscano in termini chiari quali sono le regole e informino s ulla decisione di sospendere un account".

Queste regole, se saranno adottate dagli Stati membri,

"possono ispirare anche altri governi a livello internazionale".

Anche l'Alto rappresentante dell'Ue, Josep Borrell, ieri si era espresso sul suo blog a favore della libertà d'espressione.

Per questo si può ritenere che Twitter, Facebook e altri social abbiano fatto il classico passo falso  o forse il classico passo più lungo della gamba.


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