Dio, patria e famiglia è il motto, tornato di moda nel ventennio fascista, cui si richiama il governo Meloni. Un motto a cui dovrebbe essere aggiunto anche propaganda, visto che anch'essa è un elemento più che imprescindibile per dimostrare al Paese quanto sia tutto logico e normale anche ciò che all'apparenza tanto logico e tanto normale non sembra esserlo.

"Continua il buon momento dell'occupazione in Italia, con la disoccupazione proiettata verso il 7% ed una crescita dei posti di lavoro stabili a scapito di quelli a tempo indeterminato", scrive il Corriere (non un giornale nemico del governo Meloni), per poi aggiungere che "non cambiano però, anzi peggiorano un pochino, le previsioni per la crescita complessiva dell'economia".

Vediamo il perché del "pochino".

"La Banca d'Italia, intanto, ha aggiornato le sue previsioni sull'economia italiana", scrive sempre il Corriere. "Nel 2024 la crescita del Pil resta confermata per ora allo 0,6%, mentre per il 2025 e il 2026 la stima di crescita di riduce di un decimale rispetto al quadro di poche settimane fa, con un Pil, rispettivamente, al +0,9 e +1,1%. Il «forte ridimensionamento» dei bonus per la riqualificazione delle abitazioni comporterà «una marcata contrazione» degli investimenti in costruzione, solo in parte attenuato dall'aumento della spesa per infrastrutture prevista nel Pnrr». Altro impatto negativo deriva dalla stretta alle condizioni creditizie, appena allentata".

Perché riportare tali considerazioni? Perché resta da spiegare gli ottimi dati riassunti dall'Istat sul mercato del lavoro in Italia nel I trimestre 2024 e quello che è l'andamento dell'economia reale, insieme ad altri dati macroeconomici che non sembrano dipingere l'Italia come il paese di Bengodi. In sostanza, se tutti lavorano, perché il Pil è previsto in calo... da Bankitalia?

Così l'Unione Sindacale di Base offre il suo contributo a svelare il mistero.

Nel primo trimestre 2024 - afferma l'Istat -, l'input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 1,5% rispetto al primo trimestre 2023. Nello stesso periodo il Pil ha registrato una crescita sia in termini congiunturali (+0,3%) sia in termini tendenziali (+0,7%).Con sistematica puntualità l'ISTAT continua a sfornare dati sull'andamento positivo dell'occupazione, registrando un aumento di 75mila occupati nel primo trimestre di quest'anno e di 394mila rispetto al primo trimestre dell'anno scorso. Dati che ovviamente vengono colti dalla Ministra Calderone come una dimostrazione di buon governo.Abbiamo già avuto modo di commentare come questi dati siano il frutto di una modalità di calcolo assai discutibile, con la quale si ricomprendono nella categoria di occupate persone che hanno svolto una qualsivoglia attività nella settimana precedente alla rilevazione, con o senza contratto, anche per una sola ora.Una prima contraddizione sta nel fatto che l'ISTAT registri contemporaneamente un aumento del tasso di inattività per le persone tra i 15 e i 64 anni, che sarebbe salito al 33,1% nel primo trimestre del 2024. Per Eurostat il tasso degli inattivi in Italia è in realtà più alto e già nel 2023 superava il 34,5%, collocando il nostro Paese al primo posto nella UE per tasso di inattività.Chi sono gli inattivi per l'ISTAT? Sono quelli che non hanno un impiego né lo stanno cercando e pertanto vengono collocati fuori dal calcolo della forza lavoro (occupati + disoccupati). Tra questi sicuramente c'è una larga fetta impiegata stabilmente in attività sommerse, lavoro nero, e che pertanto non risulta dalle rilevazioni.Ma la contraddizione più evidente, rispetto ai dati apparentemente positivi sull'occupazione, è la situazione della nostra economia. È sempre l'ISTAT a stimare una crescita dell'1% nel 2024 (la Commissione europea si attesta più in basso a 0,9% e Bankitalia dello 0,6%) e dell'1,1% per il 2025. La produzione industriale è invece addirittura in calo del 2,9%, sempre su base annua (ultimo dato ISTAT del 10 giugno).Questi dati certificano una stagnazione sostanziale del nostro sistema economico. Difficile dare credito, in queste condizioni, alla notizia che in Italia gli occupati siano in aumento: con una economia in stato depressivo, l'unico lavoro che rimane è quello povero e decontrattualizzato. Questo sì in vertiginoso aumento, il resto è solo fumo negli occhi.

Una riflessione molto banale. Se l'Italia è realmente il Paese di Bengodi, perché il regalo elettorale di Meloni (ma solo per alcuni e non certo per una platea allargata) dei 100 euro da cui bisogna togliere le tasse, che doveva essere "elargito" a dicembre è stato poi spostato a gennaio per mancanza di fondi?