Oggi, in base a quanto sostiene la Commissione Ue, l'Europa starebbe perseguendo una crescita economica inclusiva, concentrandosi su 

  • competitività sostenibile, 
  • sicurezza economica, 
  • autonomia strategica aperta, 
  • concorrenza leale,  

obiettivi definiti tutti pilastri di prosperità. 

"La visione che spinge l'Europa verso il futuro - secondo Bruxelles - è quella di creare le condizioni affinché le imprese prosperino, l'ambiente sia protetto e tutti abbiano le stesse possibilità di successo.

La competitività sostenibile dovrebbe garantire che le aziende siano produttive e rispettose dell'ambiente. La sicurezza economica assicura che la nostra economia possa gestire le sfide e proteggere i posti di lavoro. Con un'autonomia strategica aperta, l'Europa non è solo aperta al business; ma sta plasmando un mondo migliore e più equo".


La strada da seguire per la competitività dell'UE

Per capire come agire al meglio per perseguire la propria competitività, la Commissione europea ha incaricato Mario Draghi, ex presidente della Banca centrale europea e "una delle più grandi menti economiche d'Europa", di preparare un rapporto sulla sua visione personale sul futuro della competitività europea. 

Questa mattina, Draghi ha presentato il rapporto ( Il futuro della competitività europea ), riassumendone i contenuti in una conferenza stampa. 
 
Il rapporto esamina le sfide che l'industria e le aziende devono affrontare nel Mercato unico. I risultati contribuiranno al lavoro della Commissione per definire un nuovo piano per la prosperità sostenibile e la competitività dell'Europa e, in particolare, allo sviluppo del nuovo Clean Industrial Deal per industrie competitive e posti di lavoro di qualità, che sarà presentato nei primi 100 giorni del nuovo mandato della Commissione.


Che cosa ha detto Draghi

Nella conferenza stampa di presentazione, Draghi ha detto che l'Europa si trova di fronte al rischio di "una lenta agonia", prendendo ad esempio il reddito reale disponibile delle famiglie, che negli ultimi 15-20 anni negli Usa è cresciuto due volte rispetto a quello dell'Europa:

"Potrei andare avanti su diverse metriche. Sarà una lenta agonia saremo una società che con l'invecchiamento fondamentalmente si restringe. Ma l'impressione di una morte immediata è nascosta dal fatto che questa torta che si restringe – ha osservato – si divide tra sempre meno persone. E solo quando si guarda a questioni importanti si ha una maggiore percezione del problema. ... In Europa la situazione è davvero preoccupante. La crescita ha rallentato per un lungo periodo e ora il quadro del commercio globale è cambiato, sta rallentando. Vogliamo preservare il nostro modello sociale, ma gli investimenti necessari sono massicci".

Nel rapporto da lui presentato Draghi sostiene che per rispondere alle sfide che l'Ue deve affrontare è necessario agire con "urgenza e concretezza", iniziando a colmare il divario con Stati Uniti e Cina a partire da ricerca e sviluppo dove i soli Stati Uniti nel 2021 hanno speso 270 miliardi in più rispetto ai Paesi europei.

Non meno importante è il fattore energia, rappresentato dalla decarbonizzazione che finisce  per incidere anche sulla competitività. Draghi, in funzione di ciò, ha messo in guardia dal rischio di non coordinare gli ambiziosi obiettivi climatici dell'Ue con la necessità di preservare competitività e crescita.

Altro ambito di intervento dell'Ue dovrà essere quello di aumentare la sicurezza degli approvvigionamenti e ridurre le dipendenze dall'esterno. 

"Il gas ha rappresentato il 20% del mix energetico, ma ha settato il prezzo nel 60% dei casi". Draghi ha insistito sulla necessità di "estendere i benefici dell'energia più economica prodotta dalle rinnovabili ai consumatori europei, che si tratti di singoli privati o aziende".

Infine, ha tirato in ballo anche il nodo mai risolto di un titolo di debito pubblico comune, indicato come uno strumento funzionale per l'Ue per raggiungere i propri obiettivi, invitando i Paesi membri a mettersi d'accordo su tale obiettivo.


Alcuni passaggi del Rapporto

"La quota di investimenti in Europa dovrà aumentare di circa 5 punti percentuali del Pil, fino a raggiungere i livelli degli anni '60 e '70 per raggiungere gli obiettivi di digitalizzazione, decarbonizzazione e rafforzamento delle capacità di difesa. Si tratta di una sfida senza precedenti.  ...  Abbandoniamo l'idea che procrastinando si preservi il consenso. Tutto ciò ha creato solo il rallentamento della crescita".

"L'Ue sta entrando nel primo periodo della sua storia recente in cui la crescita non sarà sostenuta dall'aumento della popolazione. Entro il 2040, si prevede che la forza lavoro si ridurrà di quasi 2 milioni di lavoratori all'anno, e dovremo puntare maggiormente sulla produttività per guidare la crescita.

Se l'Ue mantenesse il suo tasso medio di crescita della produttività dal 2015, sarebbe sufficiente solo a mantenere costante il Pil fino al 2050, in un momento in cui l'Ue si trova ad affrontare una serie di nuovi investimenti da finanziare con una crescita più elevata".